RIFLESSIONI DELLA FEDERAZIONE DEI CIRCOLI SARDI IN SVIZZERA: IL NODO CRUCIALE NON E' SOLO LA CONTINUITA' TERRITORIALE


di Nando Ceruso

La polemica innescata le scorse settimane a seguito dell’abnorme aumento dei costi di trasporto deciso in modo spregiudicato e abusivo dalle compagnie aeree e navali, non può rimanere circoscritta all’annoso problema sulla continuità territoriale che a fasi alterne la politica da solo la parvenza di volersi interessare.

 

Non è solo una continuità territoriale negata dalla Stato che sta spingendo la Sardegna verso il baratro economico, politico e sociale bensì un insieme di problemi che se non vanno affrontati al più presto, e risolti, minerà la coesione sociale e gli assetti costituzionali della Regione.

La disinvoltura con la quale le Società di trasposto stanno abusando sui costi da monopolio imposti alla Sardegna, danno il senso della debolezza politica che caratterizza la nostra Regione di fronte allo Stato centrale inadempiente e in rapporto alle lobby affaristiche che sfruttano le rotte sarde.

 

La Sardegna deve pretendere dal Governo centrale l’estensione territoriale, di cui il popolo sardo ha pieno diritto ed estrema necessità per reggere il confronto con le altre regioni d’Europa.

Il nodo da sciogliere, dunque, non è solo quello della continuità territoriale, ma un insieme di fattori trascurati da troppo tempo e per le irresponsabili contrapposizioni politiche.

La forte crisi che attanaglia l’Italia, in particolare le regioni più svantaggiate geograficamente (insularità e zone montane) e per le mancanze progettuali e strutturali, dovranno essere affrontata con comunità d’intenti da tutte le parti politiche.

 

La situazione in Sardegna ha ormai superato il livello di guardia, quindi non è più pensabile che possa ancora rimanere ferma al paolo mentre altre regioni d’Europa viaggiano a velocità supersoniche, favorite da moderne strutture industriali e di servizio, da politiche fiscali più consone, dai costi dei capitali e dei trasporti più attrattivi che le regioni più discoste da cuore d’Europa manco si sognano di avere.

Per evitare il tracollo economico, politico e sociale la Sardegna deve interagire al più presto con tutte le forze di cui dispone, risorsa emigrazione compresa, col fine di dare una svolta decisiva al grave stato di preoccupante crisi economia e sociale in cui è relegata.

 

Occorrono politiche che diano fiducia al capitale, alle imprese e al mercato del lavoro e nello stesso tempo che rafforzino politicamente la Regione in rapporto al Governo centrale.

Non ci si può più soffermare a livello di postulati, ma devono essere avanzati progetti concreti che impegnino tutte le parti in causa (politica, finanza, imprenditoria e forze sindacali).

Nessuno deve tenersene fuori se si vuole evitare una deriva senza ritorno.

 

In tale ottica è indispensabile un patto sociale vincolante teso a snellire il farraginoso sistema burocratico, creare nuove regole contrattuali nel mondo del lavoro (pace sociale e flessibilità in rapporto alle esigenze delle imprese e del mercato del lavoro), vie di comunicazione moderne, costi competitivi dei trasporti e dei capitali, piattaforme imprenditoriali, piani energetici, programmazione economica e di sviluppo a lungo termine.

 

In tal senso anche la formazione – l’orientamento scolastico e formativo professionale – è un aspetto decisivo che deve corrispondere alle esigenze dell’economia e delle imprese.

La Svizzera, la Germania e diversi altri paesi europei, sta facendo notevoli sforzi in tale direzione sviluppando politiche di formazione a piramide, orientate alle esigenze dell’economia e del lavoro.

La Federazione dei Circoli Sardi in Svizzera, preoccupata della drammatica situazione in cui versa il popolo sardo – costretto all’espatrio forzato senza ritorno per la ricerca di un posto di lavoro – chiede che tutte le forze politiche e sociali abbiano a convergere verso un obiettivo comune che possa dare una svolta decisiva al rilancio della Sardegna.

 

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