DIBATTITO SUL FUTURO DEL "MESSAGGERO SARDO": IL CONTRIBUTO A "TOTTUS IN PARI" DI TONINO MULAS, PRESIDENTE F.A.S.I.

Tonino Mulas durante l'ultimo direttivo nazionale F.A.S.I., dove il suo contributo scritto è stato approvato dai delegati dei 70 circoli sardi in Italia

Tonino Mulas durante l'ultimo direttivo nazionale F.A.S.I., dove il suo contributo scritto è stato approvato dai delegati dei 70 circoli sardi in Italia


di Tonino Mulas

Sento il bisogno di far conoscere per esteso la mia opinione sul Messaggero Sardo, questione cruciale non solo perché tocca l’interesse e il cuore di migliaia di emigrati, ma anche il futuro del mondo dell’emigrazione.

Metto per iscritto l’opinione già espressa a braccio nel mio intervento al Congresso dei circoli della Svizzera a Lucerna. Scrivere e partecipare al dibattito aperto da Tottus in pari mi serve per chiarire meglio, anche a me stesso, la complessità del discorso.

Il Messaggero Sardo, giornale cartaceo, è indispensabile. Il piacere del giornale sfogliato, riletto, gustato è insostituibile. Ho personalmente una certa idiosincrasia per Internet, anche se gli uffici della FASI lo usano moltissimo. Stiamo anche rivitalizzando il sito www.fasi-italia.it rimediando a una grave lacuna di comunicazione sulla nostra ricchissima attività. Ho già detto che il Messaggero è indispensabile per coloro che non vanno su internet, che sono una parte maggioritaria dell’attuale mondo organizzato dell’emigrazione, oltre che di quella parte ancora più vasta che non ne fa parte.

Nuove generazioni. Ma la situazione è cambiata soprattutto in questo ultimo decennio: riusciamo a intercettare le nuove generazioni che usano altri strumenti e che le nostre organizzazioni non sono ancora riusciti a contattare? Soprattutto quella nuova emigrazione intellettuale, vera e propria fuga di cervelli che lascia la Sardegna, perché la crisi non gli dà altri sbocchi.

Si sa poco di noi. L’emigrazione sarda organizzata è a un bivio, non solo perché c’è una crisi economica che incide, ma anche perché c’è una crisi del volontariato (malgrado noi siamo meno colpiti di altri), e perché c’è una crisi di invecchiamento naturale della nostra struttura. Ma c’è un altro elemento di crisi, meno discusso e appariscente, anche se tutti noi ce ne rendiamo conto, quando torniamo in Sardegna, sempre più considerati ospiti, quasi turisti: è l’assenza di dibattito e la scarsa conoscenza del tema emigrazione, sovrastato dal dibattito controverso e purtroppo distorto, di quello che per l’Italia è un problema di maggiore attualità: quello dell’immigrazione extracomunitaria. L’emigrazione ha perso il suo appeal, la sua forza dal punto di vista politico (votiamo sempre meno, e non solo i sardi in Italia), da quello sociale, da quello sentimentale.

Chi parla di noi alla società sarda? Il Messaggero Sardo è strumento sufficiente per far conoscere chi siamo oggi, cosa facciamo per la Sardegna? Il Messaggero parla della Sardegna, agli emigrati! Chi parla degli emigrati alla Sardegna? Noi abbiamo bisogno più che mai di comunicare con l’opinione pubblica sarda. Ciò che facciamo, lo facciamo con assoluto disinteresse, con il nostro volontariato. Ma il nostro ruolo è cambiato. Non siamo più un soggetto da assistere (anche se esistono vaste zone di disagio che ne hanno ancora bisogno), siamo una risorsa. Ma i sardi lo sanno? E’importante che le nostre azioni di solidarietà, di promozione culturale, turistica, di sostegno alle nostre produzioni di eccellenza del territorio, vengano conosciute.

Siamo insufficienti nella comunicazione. Noi abbiamo bisogno che parlino di tutto ciò la Rai Sardegna, le TV locali, i quotidiani sardi, i settimanali locali, i giornali delle diocesi, le riviste culturali, i siti internet, Sardegna Ventirighe, Tottus in pari, cioè l’universo mondo piccolo e grande della comunicazione. Qui sta anche il nostro limite: facciamo grandi manifestazioni e spesso non facciamo un articolo, un comunicato stampa. La FASI è forse un po’ più avanti, perché ha una struttura per la comunicazione. Spesso spediamo le nostre immagini alla TV, ma non è certo sufficiente. Mi piange il cuore quando assistiamo a un dibattito, anche congressuale, interessante, a iniziative importanti all’estero, ma di cui niente si sa in Sardegna.

I sardi nel mondo”. Qualche anno fa si è tentato un esperimento, poi interrotto. Avevamo una pagina settimanale sull’Unione Sarda. Era una cosa positiva? Io credo di sì, malgrado limiti, anche nostri, soprattutto rispetto alla proposizione di temi e di materiali inviati. C’è stato anche uno stanziamento di risorse e una joint venture con il Messaggero. Siamo andati regolarmente su Videolina. Anche lì abbiamo avuto delle lamentele. Ma era utile che si parlasse di noi, delle personalità dell’emigrazione, del nostro lavoro, della nostra storia, delle nostre iniziative? Io ancora dico di sì, perché, se pure in maniera insufficiente, si informava l’opinione pubblica sarda di quanto facevamo. Si è anche finanziato un sito web e forse questa è

stata l’esperienza più deludente.

Parliamo di oggi. C’è un piano triennale ed annuale che abbiamo approvato. Ci sono delle novità importanti. Andiamo a rileggercelo, ma senza spirito di sufficienza e pigrizia mentale: un’attenzione e un aumento senza precedenti di risorse dedicate ai progetti per le nuove generazioni, 600.000 Euro.

Aumento di risorse per la comunicazione: su un aumento di 500.000 Euro complessivi, 150.000 sono andati alla comunicazione, cioè il 30% in più. Il finanziamento diretto ai circoli per le attività è diminuito. La maggior parte dell’aumento delle risorse è andato ai Progetti Regionali sui giovani. All’interno del comparto della comunicazione si è detto: differenziamo, pensiamo al futuro: radio web, internet, e altri media. Non sappiamo come sarà questo futuro. Ci sarà un bando. Dovremo sperimentare e valutare. Ma ci si può fermare al passato, a “Su Connotu”, come ho detto al congresso dei circoli a Lucerna? Ritengo importante il progetto, detto della community, che vuole costruire una rete via internet con la nuova emigrazione intellettuale. La Consulta e i rappresentanti FASI hanno votato e approvato il piano annuale non acriticamente. Abbiamo infatti affermato, in quella sede, che il cartaceo era importante e doveva continuare. Non vogliamo che la riduzione finanziaria porti alla sua fine, ma pensiamo che il giornale possa vivere anche in forma ridotta. Fra l’altro è meglio un bimestrale puntuale che un mensile con due mesi di ritardo.

Il Messaggero Sardo. Noi stiamo chiedendo un grande sacrificio al Messaggero Sardo con una diminuzione di 300.000 Euro. Io dico che tutto il mondo dell’emigrazione deve moltissimo a chi ha fatto tanto per l’emigrazione, alla cooperativa del Messaggero, a tutti quelli che hanno scritto e soprattutto al suo principale animatore che è Gianni De Candia. E tuttavia penso che bisogna sperimentare il bimestrale, sei numeri all’anno. Una parte può cominciare ad andare via internet, per risparmiare sulla spedizione che è la parte più onerosa. Un giornale che, senza perdere l’anima, deve anche rinnovarsi. Già alcuni lettori di “Tottus in pari“ avanzano delle proposte. Modestamente ne abbiamo parlato già due congressi fa: aprirsi alla pubblicità, istituzionale e non. Non sarebbe utile che le aziende sarde che esportano i nostri prodotti tipici, il nostro turismo, si possano servire anche del Messaggero? Non si può essere sempre uguali, se tutto il mondo cambia. Io capisco l’amarezza di chi ha messo parte della sua vita per la vita del Messaggero, ma invito la cooperativa e De Candia a riflettere, a discutere con il mondo dell’emigrazione. Perché non aprire la cooperativa anche al mondo dell’emigrazione? Perché non aprirla ai giovani? Perché non aprire la redazione ai collaboratori dell’emigrazione che già scrivono e a quelli che, con altri mezzi, come Tottus in pari (vera e propria miniera di informazioni) fanno tantissimo con le loro modestissime forze, per il mondo dell’emigrazione?

Pensiamo anche alla crisi delle risorse. Noi ci auguriamo e ci batteremo perchè non siano ridotte. Bisogna salvare il Messaggero, ma bisogna salvare anche i circoli e soprattutto le attività, i progetti per i giovani, che sono il nostro futuro. Grazie a “Tottus in pari” che ha aperto un dibattito serio, ma evitiamo le strumentalizzazioni.

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Un commento

  1. Ma l’avete visto il sito del Messaggero? E’ inguardabile. Sono d’accordo con quanto scritto nel testo, che questa testata meriti delle attenzioni maggiori. E’ un piacere collegarsi ogni giorno per vedere nuove notizie. Complimenti

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