VIGILIA DEL IV CONGRESSO DEI CIRCOLI SARDI DELLA SVIZZERA (20 E 21 NOVEMBRE): INTERVISTA ESCLUSIVA A FRANCESCA FAIS, PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE

Francesca Fais, 37 anni, vive a Losanna. Il papà è originario di Sindia

Francesca Fais, 37 anni, vive a Losanna. Il papà è originario di Sindia


di Massimiliano Perlato

La Sardegna è una terra che mi prende l’anima. Ho la fortuna di avere un padre profondamente innamorato della sua terra. Anche da bambini, in Germania, ne ha sempre parlato con amore cercando di inculcare a tutti i figli, quanto i valori che caratterizzano la nostra comunità fossero unici e intrinsechi alla nostra regione … Ci ha sempre parlato in sardo e lo ha sempre fatto con nostalgia e con passione. Diceva  sempre: la Sardegna è una terra che ti chiama … e non puoi non sentire il suo richiamo … Prima o poi vorrai tornarci”. 

Questa è il pensiero di Francesca Fais, 37 anni, a guida della Federazione dei circoli sardi in Svizzera dal 2007. E’ nata a Metzingen (Germania) da padre sardo, di Sindia e madre siciliana. All’età di 7 anni è andata a vivere in Sardegna dove è rimasta fino all’età di 15 anni. Poi, la Svizzera, con la madre e i quattro fratelli, dove hanno raggiunto il padre emigrato. E a sua volta, Francesca diventa un’emigrata …  Arrivata in Svizzera ho preso la maturità al liceo linguistico e poi a 20 anni mi sono trasferita in Sardegna per iscrivermi a Giurisprudenza a Sassari … Dopo 2 anni, di nuovo in Svizzera, dove ho dovuto lavorare per vivere e dove il ciclo scolastico era completamente diverso. Ho accantonato i miei sogni di diventare avvocato penalista e ho cominciato ad esercitare in una ditta di Marketing. Dopo una gavetta lunga anni, da 3 anni sono Manager in un Call Center di un operatore telefonico. Gestisco circa 70 persone oltre i diversi progetti.  Lo scorso anno ho conseguito un EMBA ( Executive Master in Business Administration) presso la Business School di Losanna.

Francesca a Losanna ha cominciato a prendere familiarità con le associazioni degli emigrati sardi. Il padre frequentava il circolo “Nuraghe”: Alcune delle persone che ho conosciuto più di 20 anni fa, vanno regolarmente ancora al Circolo. Dopo il rientro dei miei genitori in Sardegna molte di loro sono state come una famiglia per me…

La presenza nel mondo dell’emigrazione sarda di Francesca Fais è sin dai suoi 15 anni un ruolo attivo: Da questo mondo ho compreso molte cose su determinate dinamiche e soprattutto su quelle di gruppo. Un mondo di interazioni immediatamente mi ha ammaliato.

Grazie alla sua risolutezza e determinazione, Francesca ha bruciato le tappe nel Consiglio Direttivo costituendo come primo passo il gruppo giovani. Poi la Presidenza dal 2002 al 2007. Ho avuto veramente tanti maestri nel mio percorso nel mondo dell’associazionismo. Persone che si sono sempre battute per le loro idee e lo hanno fatto sempre schiettamente, con l’onestà intellettuale necessaria per lavorare bene in un gruppo e voler il bene comune. Individui che hanno sempre rispettato chi aveva idee dissimili dalle loro e che anche dopo le controversie più vivaci per non dire gli scontri più irruenti si sono stretti la mano con sincerità.

Chiedo a Francesca, alla vigilia del IV Congresso dei circoli della Svizzera se oggi l’emigrato con la valigia di cartone esiste ancora? E’ rimasto quello stereotipo? Se veramente vogliamo che ci vedano in modo diverso dobbiamo essere diversi, in modo più forte e dobbiamo farlo vedere, farlo sapere !!!

E per far comprendere cosa raffigura l’emigrato sardo, l’appuntamento di fine novembre può disegnare un momento storico per concretizzare e segnare questo cambiamento che deve toccare tutte le componenti del mondo dell’emigrazione. Dai Circoli, alle Federazioni, la Consulta, le relazioni con la Regione Sardegna, le relazioni con gli Uffici, le relazioni con le istituzioni locali, la collocazione in Sardegna, l’immagine, il peso che si vuole avere … Sono parole della Fais, un fiume in piena di caparbietà, freschezza e voglia ancora di “produrre” a conclusione di un triennio al vertice della Federazione. Con i ricordi ha provato a percorrere il cammino lungo e spesso pieno di intoppi … La difficoltà maggiore è stata senza dubbio quella di succedere a Domenico Scala, uno dei pochi uomini del nostro mondo conosciuto in ogni Continente e in ogni Nazione che abbia un Circolo sardo sul suo territorio. Una persona che ha dato e continua a dare tanto al nostro Mondo anche per il suo preziosissimo impegno da presidente Vicario della Consulta dell’emigrazione. E’ stato quindi difficile diventare presidente di un Consiglio Nazionale legato a lui, per i suoi 30 anni di lavoro e per la sua predisposizione nell’aggregare e forgiare spirito di gruppo. Questa sua capacità di mantenere sempre alla perfezione tutti gli equilibri e la mia grande diversità  in questo, per non dire la mia lacuna, mi hanno complicato un po’ la vita.  Credo di essere molto più diretta e sicuramente per alcuni versi meno tollerante… Quando voglio qualcosa è subito!

L’elenco delle manifestazioni realizzate importanti è lungo: progetti regionali che hanno promosso aspetti culturali della Sardegna per alcuni versi innovativi. Francesca ne menziona uno in particolar modo “Arte, cultura e sapori di Sardegna in Svizzera”, svoltosi nel novembre del 2009 come progetto itinerante che ha coinvolto i Circoli di Bodio (la Presidente Michela Solinas è stata l’ideatrice), Losanna e Zurigo. Parla da veterana Francesca e non smette di ringraziare tutti coloro che hanno accompagnato il suo positivo percorso nell’emigrazione sarda. Ho lavorato con 7 Circoli federati in modo attivo e costruttivo. Ne sono fiera e ringrazio di cuore i presidenti e i consigli direttivi delle associazioni sarde in Svizzera. Se la Federazione esiste e ha senso e motivo di esistere, è solo grazie a loro. Credo che questi 3 anni di presidenza siano stati un periodo di adattamento. Io ho dovuto imparare che essere presidente di una Federazione non è essere presidente di un Circolo e che la fiducia va meritata. Ho anche dovuto smussare qualche angolo…non sempre facile da farsi! I Circoli invece hanno dovuto adattarsi a un nuovo presidente di Federazione, a un altro modo di comunicare, anche di lavorare per alcuni versi, a altre aspettative, spesso anche a confrontarsi con se stessi.

Ora che è il momento di cambiar pagina, di guardare oltre, chiediamo a Francesca quali sono le prospettive per il futuro nel dialogo fra le “due Sardegne”.  Immagino  sia necessario fare un lavoro capillare e di sensibilizzazione per far capire non solo cosa sia ma soprattutto che potenziale può rappresentare per la stessa Sardegna il mondo dei sardi che vive fuori, ma non saprei dire quando questo lavoro deve essere fatto. La situazione in Sardegna è drammatica. Ci sono problemi di base e altre preoccupazioni ben più legittime che le nostre rivendicazioni. Facendo riferimento alla piramide di Maslow , se i bisogni fondamentali non sono soddisfatti è impossibile pensare oltre. Dal Mondo, abbiamo la consapevolezza di tutto questo. Vediamo la situazione per come è e abbiamo un bagaglio diverso dai nostri corregionali che vivono in Sardegna  che ci permette di ipotizzare come potrebbe essere se questo potenziale sarebbe riconosciuto. Credo che lavorare assieme possa significare rilancio e sviluppo per la Sardegna e che questo sia importante per il popolo sardo, che come sappiamo è uno solo.

Riprendendo l’intervento della Fais in occasione della Conferenza Internazionale sull’Emigrazione tenutosi a Cagliari nel 2008, Francesca parlava che l’associazionismo sardo poteva avere ancora un senso solo se la Regione Sardegna ci credeva e soprattutto, solo se era interessata a dargli un ruolo attivo nel corollario sociale, economico e politico. Sono cambiate da allora le circostanze? La tematica delle risorse è sempre “calda”?  In coscienza non me la sento di dire altro, perché con la crisi che c’è, a molti questi soldi elargiti alle nostre organizzazioni sembrano uno spreco di risorse che invece sarebbero ben più utili in Sardegna. Questo ragionamento però denota ancora una volta quanto continuiamo ad essere un potenziale sconosciuto e inespresso. Se l’ammontare delle risorse non è punto di discussione, lo sono invece le sue modalità e i tempi di elargizione. Il 50% del contributo concesso come anticipo non è sufficiente e presuppone che si compensi con risorse proprie di cui non disponiamo. I tempi poi sono assolutamente inaccettabili in quanto non permettono nessuna pianificazione seria delle attività da svolgere. Tra l’altro l’attesa di questi contributi blocca i gruppi dirigenti con discussioni di carattere puramente amministrativo per impedirne altri che permetterebbero di progettare, promuovere, innovare …

L’ultima tematica è quella del cambio generazionale nell’associazionismo: la Fais rappresenta per il mondo dell’emigrazione sarda organizzata un grande esempio, forse il più competente e proficuo. L’esistenza delle organizzazioni dei sardi nel Mondo non dipenda solo dai giovani, ma da tutti quanti lavorano oggi nelle associazioni. Anche molti non-giovani si stanno stancando di queste battaglie spesso perse in partenza. Il lavoro amministrativo da fare per i dirigenti dei circoli è ormai troppo gravoso per persone che lavorano nel volontariato e spesso anche la comunicazione è lacunare. I giovani sono una carenza in molte delle nostre organizzazioni e ciò crea un problema serio nella proiezione futura delle stesse. Per esperienza personale posso dire che i giovani si avvicinano alle organizzazioni nel momento in cui si fa attività che promuova la Sardegna. Tali attività ci rendono tutti estremamente fieri delle nostre origini e è in queste occasioni che si  fa gruppo. Credo che questo sia il miglior modo per attirarli. Fare attività che risvegli la loro coscienza di sardi e magari cambi l’immagine che hanno del Circolo, come luogo esclusivamente nostalgico frequentato dalle generazioni precedenti che spesso restava circoscritto nelle quattro mura, ai soli sardi. I giovani di seconda e terza generazione sono assolutamente ben integrati in Svizzera, ma sempre fieri delle loro origini. Nel mondo della globalizzazione però c’è un ritorno alle tradizioni. Noi vogliamo dividere queste nostre tradizioni con i nostri amici svizzeri, con i nostri compagni di scuola o colleghi di lavoro …

Che sia questa la strada giusta da prendere? Anche di questo si discuterà il 20 e il 21 novembre a Lucerna.

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2 commenti

  1. Fatta fuori subito: pensava troppo con la sua testa.

  2. Brava Francesca non mollare mai la nostra terra per noi é la piu bella é quanta nostalgia

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