UN'ITALIA DALLE MILLE SFACCETTATURE ALLE PRESE CON I SUOI PROBLEMI: COM'E' DIFFICILE OGGI SENTIRSI IN UNA NAZIONE UNITA

discarica a cielo aperto in Campania

discarica a cielo aperto in Campania


di Sergio Portas

Noi della diaspora sarda i pastori ci tocca vederli in televisione, con un qualche patema d‘animo quando li vediamo battagliare armati di bastoni, le loro armi di sempre, contro i poliziotti in “assetto antisommossa”, casco, scudo, manganello e lacrimogeni. Come si cantava regnante il primo Duce?: “Ai nemici è pronto il sasso, agli amici tutto il cuor…”. Bersaglio odierno è il Consiglio Regionale, il Parlamento del Popolo sardo. Viene spontaneo domandarsi quale generale abbia scelto l’obiettivo. Come se quelli di Terzigno, anziché prendersela col Governo che li sta schiacciando, vadano in massa a occupare palazzo Madama. Ma la confusione è grande sotto i cieli apparecchiatici dall’era del duce secondo. Esagerato, mi direte! Annichilito questo sì, dal ritrovarmi a vivere in un paese allo sbando, privo di bussola alcuna, che ha perso da tempo  ogni istinto di solidarietà interna. Squassato da quindici anni di propaganda divisionista che va in onda, ogni santo giorno che dio ci manda, dalle onde dei telegiornali nazionali e dalle televisioni “private”. Coi registi neanche tanto occulti che siedono a palazzo Chigi e occupano ministeri strategici. In questo periodo occupati intensamente intorno ai problemi della giustizia. “Che è quello che ci chiedono gli italiani, che così era stato scritto nel nostro programma elettorale”. Manco fossero i comandamenti scolpiti a Mosè sul Sinai. E non crediate che “giustizia” significhi il problema dei 70.000 carcerati stipati in ambiti che ne dovrebbero contenere 45.000, o i 6000 agenti carcerari che manchino all’organico, o il numero di suicidi nelle carceri in aumento vertiginoso e incontrollabile, né trattasi delle milioni di cause civili giacenti negli archivi polverosi dei tribunali, che hanno forse sentito parlare di internet e della posta certificata, ma continuano a notificare gli atti a mezzo di funzionari, migliaia, con la velocità che si può intuire. No, giustizia sono “il Lodo Alfano” e “il Lodo Alfano costituzionale”, due meraviglie giuridiche su cui non vi voglio deliziare più che tanto. Vi basti sapere che hanno un unico scopo: non fare finire nelle galere che vi dicevo anche il Presidente del Consiglio italiano. Che a questo si è ridotta quest’Italia. Certo c’è anche la favola bella dei “giudici rossi” che vogliono sovvertire il voto popolare. Beato chi se la beve, tutta. E se lo dice Vespa, nonché Minzolini, e in fondo fino ieri ci hanno creduto, e marciato, Casini e Fini, e anche Montezemolo e la Marcegaglia. Bossi magari no, ai suoi bei dì si rivolgeva all’attuale alleato, che gli ha “promesso il federalismo” perbacco, come al mafioso di Arcore. Già allora giravano voci sui trascorsi mafiosi dei vari Mangano e Dell’Utri, di casa al Cavaliere. Questo il contesto in cui si stanno muovendo le proteste popolari che toccano da noi le faccende dei pastori sardi e della mondezza napoletana. Parlo naturalmente delle proteste in cui si vedono spaccare le prime teste, dei manifestanti e dei poliziotti. Taccio dei cortei imbandierati dei precari scuola, operai dell’alluminio, cassintegrati di mezzo nord-est e ovest, operai dei cantieri e chi più ne ha più ne metta. E’ la disperazione popolare che mi preme mettere in risalto, quella degli abitanti di Terzigno che si sentono dire: “Finora avete convissuto con una discarica che stravolge l’economia della vostra zona, mina la salute dei vostri figli, vi fa vivere ogni minuto della vostra esistenza  con una puzza insopportabile, in una parola vi sta facendo uscire pazzi: ebbene, ve ne facciamo vicina un’altra, ecologica, asettica, meravigliosa, verde verde. Perché non sappiamo dove sversare i rifiuti di Napoli”. Ai pastori :”Finora il mercato (sovrano anzichenò) vi paga il latte sottocosto, è vero vi state indebitando, impoverendo, i vostri figli riprenderanno i consueti  riti migratori, ma occorre pazientare, un anno, due, duecento? Intanto noi ci si occupa nel ristretto giro di posta di sei mesi di rifare una Giunta, e poi c’è quel pasticcio dell’eolico in cui alcuni miliardari, in euro, si spartivano i venti e i suoli dell’isola, sì certo il proconsole del Cavaliere non aveva idea che quel Carboni fosse uno chiacchierato, e poi era amico di Dell’Utri, amico di tale Verdini, banchiere (non impiegato in banca) e coordinatore del partito fondato dal Presidente del Consiglio in carica. E allora la gente si incazza! Comincia a non poterne più, tira pietre (a Terzigno incendiano anche macchine) ai figli dei meridionali che fanno i poliziotti, come sempre. Molti di loro sono sardi, come suole. Ma se la politica che dovrebbe prendersi carico dei problemi che vengono da lontano, da errori programmatici di decenni,da comportamenti sbagliati per insipienza o malaffare, non lo fa , non è più una politica. E’ un consesso di autoeletti che, mentre i turchi premono alle porte della città, si riuniscono per decidere sul sesso degli angeli. O del Lodo Alfano, o della Giunta che più maschilista non ce ne è. A noi tocca lo sbigottimento, la solidarietà incondizionata a questi nostri fratelli. Che se questa fosse una Nazione vera sarebbe tutta una gara di solidarietà prenderseli noi questi cazzi di rifiuti, e bruciarli negli inceneritori di Milano, Bergamo, Prato e Senigaglia e Cagliari. Che se i tedeschi lo fanno facendosi pagare il disturbo, noi dovremmo farlo gratis! Che se io abitassi a Terzigno questo mi aspetterei dagli altri italiani! A cacciare col voto, che altro mezzo non c’è, i delinquenti e gli incapaci che hanno prodotto questo disastro ecologico ci si penserà insieme. Insieme i sardi (e i pugliesi, i toscani, gli umbri) dovrebbero, oggi, tutti, comprarsi questo benedetto “pecorino romano” invenduto. Che tra le altre cose è pure buono al palato. Incendiare ogni sito di internet con avvisi di questo tenore rivolti ai milioni di sardi che vivono fuori dell’isola. Se vogliono, una volta, sentirsi Nazione. E tenacemente, insieme, pensare come mandare a casa, col voto, la casta imbelle che governa i destini di Sardegna. E’ l’ora della solidarietà, non dell’elemosina, se siamo Nazione. Diversamente, in televisione, sfumeranno le truppe di Maroni, male pagate e senza benzina per le macchine di servizio, camion che bruciano in sottofondo, pastori sardi che tirano pietre con le fionde, tutti che spaccano teste. Noi che dopo un po’ cambiamo canale, che oggi c’è vivaddio la partita di coppa.

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Un commento

  1. farei torrai su seddoresu Soru ka de alliga ndi sciri medda

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