REPLICA DELLA F.A.S.I. ALLO SCRITTO DI VITALE SCANU PUBBLICATO IL 7 MAGGIO

Paolo Pulina è il Responsabile dell'Informazione per la Federazione delle Associazioni Sarde in Italia

Paolo Pulina è il Responsabile dell'Informazione per la Federazione delle Associazioni Sarde in Italia


di Paolo Pulina *

Rispondo all’intervento di Vitale Scanu  pubblicato su questo sito per la parte che riguarda il ruolo della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (FASI) perché non credo che si possano passare sotto silenzio alcune sue affermazioni critiche come se fossero verità rivelate.

Scanu prima non lesina i complimenti ai diversi Enti e associazioni che hanno promosso il concorso  per progetti cinematografici sulle storie degli emigrati sardi che si è da poco concluso con la proclamazione dei vincitori (« E’  il caso di fare i più vivi complimenti alla Regione, alla FASI, alla Società umanitaria-Cineteca Sarda per aver voluto “questo concorso per riflettere su un fenomeno cruciale per la società e la politica isolana. Sono arrivati 70 progetti, segno di un interesse tutt’altro che secondario”. Questo concorso “fa il paio con l’ormai collaudato ‘Cinema e lavoro’: due concorsi che allenano nuovi talenti e infilano la cinepresa-bisturi nella carne viva della tormentata realtà della Sardegna”. Tutto ok. Ancora cordiali complimenti a Pani, Carboni e company »).

Subito dopo però Scanu abbandona i toni laudativi nei confronti della FASI, con la quale sembra addirittura che abbia qualche conto personale da regolare. La FASI, che qualche riga prima era meritevole di giudizi positivi per quanto riguarda il concorso “Cinema ed emigrazione”, improvvisamente viene additata al pubblico ludibrio. 

Scrive da Porlezza, in provincia di Como, al confine con la Svizzera,  il nostro emigrato: « La FASI (la Federazione delle Associazioni Sarde in Italia, fondata a Roma il 19 febbraio 1994, da otto anni guidata dal dorgalese 62enne dottor Tonino Mulas, integerrimo funzionario del partito comunista e ora attivo politico nelle file di Di Pietro a Milano). Vista dalla base, si ha l’impressione che la Federazione si sia adagiata nella evanescenza e nell’anonimato. Salvo qualche sporadica uscita di carattere istituzionale, i “sardi di fuori” si sentono disorganizzati, sempre meno uniti e tenuti in poco conto». A parte il fatto che non si capisce cosa  “ci azzecchi” (espressione resa popolare da Di Pietro) in questo contesto di ragionamento l’esplicitazione dell’appartenenza politica (mai occultata dall’interessato, che ha sempre peraltro ben distinto la sua azione come presidente della FASI da quella di candidato in qualche  competizione elettorale), certo ci vuole grande presunzione nell’affermare come verità apodittica che la FASI è « adagiata nell’evanescenza e nell’anonimato ».

I dirigenti della FASI conoscono bene lo Statuto  sociale al contrario di quello che pensa Scanu, il quale bontà sua ci ricorda: «“Promuovere la conoscenza e la conservazione dei valori culturali, artistici, ambientali, folcloristici e storici della Sardegna”,  recita lo Statuto sociale (Art.2 – “La Federazione costituisce una forza sociale”) ». La sua opinione però è drastica: « Ma dal di fuori la Federazione appare tutt’altro che una “forza sociale”. Non dimostra quella vivacità che caratterizza un corpo dinamico e innovativo». A mio avviso, sarebbe necessario almeno dare qualche esempio per comprovare il concetto, ma questo non sembra importante per il nostro critico.

Il quale si compiace della sua visione apocalittica spingendosi a descrivere questo quadro desolante: « I Circoli sono senza coordinamento, mancano proposte, stimoli collettivi, politica dei giovani emigrati sardi (con congressi, questionari, viaggi premio collettivi in Sardegna), concorsi, iniziative di carattere istituzionale (tipo la sollecitazione di un assessorato regionale proprio ed esclusivo per gli emigrati, un’anagrafe degli emigrati sardi, l’anagrafe dei sardi illustri dell’emigrazione di oggi e non solo del passato), premi e incentivi, indagini e studi scientifici, indagini comparative e migliorative con altri Circoli regionali per importare idee nuove, questionari di acculturazione…».

Scanu ha le idee molto chiare su come rimettere in sesto la secondo lui traballante barca della FASI. Aspettiamo per coerenza che, da iscritto a qualche Circolo della FASI, si candidi alle elezioni per l’Esecutivo che sarà eletto nel corso del  prossimo Congresso della Federazione Italiana.

Scanu poi passa ad una notazione oggettiva: «Soprattutto manca un organo di collegamento federale. Se non fosse per il “Tottus in pari” di Massimiliano Perlato o del “Messaggero sardo”, che giunge a destinazione anche con tre o quattro mesi in ritardo, la FASI non avrebbe nessuna voce propria come contenitore delle direttive regionali e associative, della lingua, dei problemi, delle istanze, delle piccole o grandi emergenze nel campo della nostra emigrazione fuori porta».  Viene però voglia di rispondergli: 1) che la FASI (per la quale sarebbe certo necessario un sito Internet adeguato)  ha i suoi canali interni per l’informazione ai Circoli e 2)  che coloro che  riempiono le pagine di “Tottus in Pari”, di “Emigrati sardi” e del “Messaggero sardo” sono, vedi caso, attivi nei Circoli della FASI e operano  con costanza e continuità e  non solo per qualche giorno all’anno.

Non credo che la  legittima domanda di Sergio Naitza, critico cinematografico dell’ “Unione sarda” («Dove sono i romanzi, le poesie, i film, i testi teatrali, le opere memorabili che raccontano il vissuto dell’emigrato? »), autorizzi il nostro critico a commentare: « Tutto questo rientra negli scopi istituzionali della FASI». Abbiamo capito: Scanu vorrebbe che la FASI  si trasformasse in casa editrice di «romanzi, poesie, film, testi teatrali, opere memorabili che raccontano il vissuto dell’emigrato». Compito commendevole ma che forse non è tra le finalità prioritarie della FASI. 

Per Scanu, è nella ragione di esistenza della FASI «il seminare, far emergere, coltivare ed esaltare le idee emergenti dalla base; non sclerotizzarsi in celebrare elementi culturali di paesi, o persone o Circoli privilegiati. Più che per iniziative dopolavoristiche, ora è il tempo che bisogna coinvolgere i Circoli in un forte impegno culturale, e a questa attività agganciare le sovvenzioni ».

Bastano osservazioni come queste per comprendere che Scanu o è in mala fede o non ha mai avuto cognizione diretta delle centinaia di iniziative culturali che ogni anno i Circoli della FASI organizzano senza sosta.

Ma è al cinema che in questo periodo è rivolto il pensiero dominante di Scanu: « La Federazione ha il compito di mettere le gambe alle idee nuove e accompagnare per mano i progetti, di fornire il megafono per le proposte e quant’altro nasce dalle centinaia di migliaia di emigrati sardi. E’ acclarato che basta adottare un’idea geniale per far emergere un nome, una località, fino alle soglie del turismo industriale. Tra qualche giorno si apriranno i sipari di Cannes. Ma se non era per l’idea cinema, Cannes non sarebbe più famosa di Villasimius e per tanti si confonderebbe con la vittoria di Annibale sui romani. Ora Cannes con la sua idea cinema ci campa tutto l’anno. Ecco l’importanza del cinema per produrre turismo. Chiaro il concetto? Investire in cinema è investire in turismo e nel campo dell’emigrato sardo stanno nascendo tante idee e tanti alberelli di grande pregio. Basta coltivarli con cura».

In queste ultime righe c’è la spiegazione dell’equivoco in cui è caduto Scanu: deve aver confuso la FASI con la  FASIC (Federazione Autori Sardi di Immaginario Cinematografico) che, dopo il suo intervento, riteniamo da lui formalmente costituita e magari brevettata, in quanto giornalista ma anche in quanto romanziere e autore di sceneggiature cinematografiche.

* collaboratore di “Tottus in Pari”, “Emigrati sardi” e “Il Messaggero Sardo”

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3 commenti

  1. Marcello da Cuneo

    … ecco un ulteriore esempio di cosa sono i sardi… litigiosi ed invidiosi gli uni degli altri… che siano residenti in Sardegna, che siano emigrati… Diamo sempre una pessima impressione di noi.

  2. Faccio i complimenti per il lavoro di questo blog. Ora sinceramente, per pura curiosità, ricevete delle sovvenzioni regionali tipo il Messaggero? Cordialmente

  3. redazione Tottus in Pari

    Carissimo Canu, Tottus in Pari è frutto di pura passione giornalistica. E nulla più. Nella vita io che lo dirigo, faccio purtroppo tutt’altro fra mille difficoltà quotidiane. Mi piacerebbe davvero che l’attività giornalistica possa diventare un giorno la mia professione. Ma tant’è, nel frattempo dedico tutto me stesso a questo progetto che senza la collaborazione di tantissime persone che vivono il mondo dell’emigrazione sarda, non avrebbe vita. Saluti, Massimiliano Perlato

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