PROGETTO F.A.S.I.: ALBINO MANCA SCULTORE. MOSTRA A ROMA (DAL 31 MARZO AL 2 MAGGIO) NEL COMPLESSO DEL VITTORIANO – SALA ZANARDELLI

"L'Aquila in Bronzo" al Battery Park di New York, l'opera più conosciuta nel mondo di Albino Manca

"L'Aquila in Bronzo" al Battery Park di New York, l'opera più conosciuta nel mondo di Albino Manca


di Maria Antonietta Schirru

La F.A.S.I. (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) presenta una mostra antologica dedicata ad Albino Manca (Tertenia 1898 – New York 1976) scultore sardo la cui attività si svolse a cavallo tra l’Italia e gli Stati Uniti. Oggi grazie al suo lascito testamentario parte delle sue opere sono conservate al museo Civico di Tertenia mentre le sue opere più imponenti sono a Battery Park, punta sud di Manhattan Island e al Children’s Queens Zoo di New York. La mostra, curata da Giuliana Altea e Caterina Virdis, è la prima dedicata alla vicenda artistica di Albino Manca. Per ricostruirne il percorso, le due curatrici hanno riunito circa cento opere tra sculture, objets d’art, dipinti, stampe, medaglie e disegn. Formatosi a Roma nel cantiere del Vittoriano e quindi all’Istituto di Belle Arti, sotto la guida di Ettore Ferrari, Angelo Zanelli e Pietro Canonica, Manca si segnala dapprima per una interessante serie di ritratti, commissionatigli da esponenti dell’aristocrazia e del bel mondo internazionale che frequenta la Capitale. Accanto a questo filone di attività, caratterizzata dal gusto novecentista per una limpida sintesi dei volumi, spiccano vari opere di intonazione propagandistica e celebrativa, ispirate alle parole d’ordine e alle mitologie del fascismo: dai numerosi ritratti di Mussolini (quasi tutti perduti a causa della damnatio memoriae seguita alla caduta del regime) alle sculture per il Palazzo della Legione dei Carabinieri di Cagliari (1932). Produzione, questa, interessante per la puntualità con cui riflette i mutamenti del clima politico, dall’intonazione quasi religiosa del fascismo degli inizi alla compassata stabilità del fascismo divenuto regime. Dopo un primo soggiorno di due anni a New York (1930 – 32), dove si era recato su invito di Giuseppe Gatti Casazza, potente manager del Metropolitan Opera House, Manca – influenzato dall’esempio dello scultore americano Paul Manship – comincia a dedicarsi alla piccola scultura decorativa, prevalentemente di soggetto animalier. Nasce così una ricca produzione di figurine in bronzo, argento e oro di animali esotici o domestici: cani, gru, gazzelle, scimmie, tigri, ghepardi, ecc., in cui il naturalismo della resa è controbilanciato da una tendenza déco alla stilizzazione. Alcuni di questi soggetti vengono trattati in scala maggiore, come l’arcaizzante Pantera ispirata al bronzo antico della Chimera di Arezzo, o vengono tradotti nelle grandi dimensioni, come Gru coronata e Gazzella e fico d’India ; quest’ultimo, impreziosito da lumeggiature d’oro e dall’uso di patine di diverso colore ( bruma per l’animale, verde per la pianta), rappresenta uno degli esiti più felici di Manca; un esemplare ne verrà più tardi collocato nel Brookgreen Garden di Georgetown, South Carolina, il primo museo di scultura all’aperto degli Stati Uniti. La realizzazione delle sculture di animali assorbe quasi totalmente l’artista, che compie solo saltuarie apparizioni sulla scena espositiva, culminate nella partecipazione alla II Quadriennale del 1935 con il nudo Fanciulla dormiente. Fin dall’inizio, Manca destinava la sua produzione decorativa a una mostra persona le da tenere in America, dove si riprometteva di fare ritorno. Ma è solo nel dicembre del 1938 che, riesce a mettere in atto il progetto di lasciare l’Italia. Il secondo periodo americano vede lo scultore presente in manifestazioni importanti come la New York World’s Fair (193940) e la mostra dell’Italian Line al Rockefeller Center (1940). E’ un esordio in grande stile, svoltosi tra l’altro sotto gli auspici del’ambasciatore italiano, il pricipe Ascanio Colonna, che pone il nome di Manca accanto a quello di scultori emergenti della corrente figurativa newyorkese. A dispetto di questa partenza promettente, lo scultore attraversa moneti di incerta fortuna, durante i quali si dedica alla produzione di gioielli e objets d’art in argento (molti dei quali presenti in mostra), vicino al gusto dell’argentiere italo-americano Alphonse La Paglia, con il quale Manca dovette collaborare. Realizza inoltre, per una committenza privata, una serie di ritratti e figure (come la Venere americana del 1942) ispirati al gusto della middle class statunitense. Nel contempo dà inizio a un’importante produzione di medaglie – della quali la mostra presenta una bella selezione -, alcune delle quali Accettato all’interno di importanti associazioni di artisti di orientamento tradizionalista, e continuativamente presente nei concorsi nazionali, Manca si era incamminato su una strada che lo avrebbe condotto gradualmente a divenire da “Italian artist” o “Sardinian” ad “American sculto”. Già nel 1942 aveva ricevuto la prima committenza pubblica per la decorazione di un Ufficio postale di Lyons in Georgia e verosimilmente era entrato in contatto con lo staff della Sezione di Pittura e Scultura del Treasury Department, strettamente dipendente da Roosevelt. Al presidente dedicherà alcuni ritratti, esposti nelle sale del Vittoriano, che testimoniano il suo coinvolgimento nel clima politico americana del momento. A questi interessi fa capo anche la serie di rilievi intitolati La grande contesa, bizzarre allegorie della lotta tra i partiti democratico e repubblicano. E’ proprio nell’arte pubblica, del resto, che si incontrano i maggiori risultati del periodo statunitense dell’artista. E’ del 1963 la sua più importante commissione ufficiale, The Diving Eagle, monumento ai caduti in mare eretto nel Battery Park a Manhattan: documentato in mostra da diversi lavori preparati in bronzo e in gesso, è una stilizzata aquila che afferra una corona d’alloro, dalle geometrizzanti cadenze déco. Suggestivo è anche il Gate of Life, l’imponente cancellata del Children’s Queens Zoo (1968), fantastico arabesco in bronzo in cui Manca rimette in scena, con sorridenti accenti quasi disneyani, il repertorio animalier, e del quale si espone il grande disegno preparatorio.

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3 commenti

  1. maria assunta spiga

    E un mio compaesano. Andrò a vedere la mostra del Vittoriano.

  2. Romina Congera

    ciao massimiliano, io sarò li!!!!
    con grande gioia!! un caro saluto a te e valentina

  3. Cesare Mereu

    Salve,
    anche io sarò presente all’inaugurazione della mostra dedicata ad Albino Manca nel complesso del Vittoriano.
    Ho gestito per più di 10 anni il Museo Civico a lui dedicato nella sua Tertenìa.
    Sarà questa un’occasione immensa per comprendere appieno la portata di un’artista che dalla nostra Tertenìa ha portato il suo talento negli USA.
    Partecipo con grande entusiasmo e con la stessa passione con cui ho gestito in questi anni il Museo Civico.
    Con questa mostra l’Amministrazione Comunale, e quanti hanno reso possibile la Mostra Vittoriano, scrive una pagina di storia e fa apprezzare Albino Manca, che io fin da subito ho sempre considerato un grande.
    Vi aspetto per una vostra gradita visita anche al Museo di Tertenia (presente anche su fb).
    Saluti
    Cesare Mereu

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