MOSTRA SULLA BRIGATA SASSARI AL MUSEO DEL RISORGIMENTO A MILANO

nell'immagine, Emilio Lussu. La mostra sarà a Milano sino al 28 febbraio in via Borgonuovo 23

nell'immagine, Emilio Lussu. La mostra sarà a Milano sino al 28 febbraio in via Borgonuovo 23


di Anna Mangiarotti

UNA MOSTRA SULLA BRIGATA SASSARI AL MUSEO DEL RISORGIMENTO A MILANO
QUEI DIAVOLI ROSSI CHE FECERO L’ITALIA
Lo scopo principale della mostra è quello di trasmettere, soprattutto alle giovani generazioni, il patrimonio storico dei leggendari “Diavoli Rossi”, che in un momento difficile per le sorti del Paese seppero mettere da parte gli interessi personali per il bene comune e diedero prova di orgoglio, carattere e senso del dovere, per coronare il sogno di un Unità Nazionale a lungo perseguito dagli Eroi del Risorgimento. La storia della “Brigata Sassari” non viene vista come un pezzo di storia militare, ma come una pagina di storia contemporanea della Sardegna, che attesta il sacrificio, il valore e la fierezza di questo corpo. Uno straordinario caso a cui abbiamo voluto dedicare un articolato progetto nella speranza che possa servire come esempio per i ragazzi di oggi e di domani.
Alla vigilia dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ancora si discute dell’opportunità di celebrarla, e con quali risorse. Intanto, al Museo del Risorgimento si può andare a vedere una foto. Un soldato, il braccio squarciato da una granata, aspetta di farselo amputare. Senza anestesia. Anche nel 1916 non c’erano molte risorse. Di profilo, per mostrare bene la ferita, il volto del ventenne appare impassibile. Neppure una smorfia di dolore. E si capisce perché lui e i suoi compagni, impegnati a unificare il Paese, si siano meritati la fama di Diavoli Rossi, oltre alle medaglie: 11 d’oro, 405 d’argento, 551 di bronzo. I più decorati durante la Prima Guerra Mondiale. Ma è il soprannome Rote Teufel, affibbiato dai nemici austriaci, a far entrare nella leggenda i fanti della Brigata Sassari. A Milano, tre ragazzi attualmente in servizio nell’unità (impiegata anche in Iraq e in Afghanistan) sono venuti con il luogotenente Antonio Pinna a montare la mostra. “I Diavoli Rossi – La Brigata Sassari nella Grande Guerra”, ovvero il contributo della Sardegna all’Unità d’Italia. In cifre: 13.602 caduti, 130 uomini ogni mille chiamati alle armi. Per la guerra era partita quasi tutta la popolazione maschile adulta. L’ultimo dei reduci, Giuseppe Tuveri, classe 1898, è morto a 109 anni. Pinna, storiografo della Brigata Sassari, ha cercato anche sull’Altopiano di Asiago. Dove i muretti a secco, tipici delle campagne della Sardegna, segnalano anche al nord un cimitero di guerra. E ha rialzato qualche croce. Per tutti, un nome: Cabras Pintato, caduto il 15 agosto 1916 a 21 anni. Tra quei Diavoli, l’ufficiale Emilio Lussu sarebbe diventato un politico in prima linea, dirigente della Resistenza e senatore. La mostra lo ricorda “amatissimo dai propri soldati”, guidarli il 16 giugno 1918 in un combattimento all’arma bianca, per sfuggire all’accerchiamento sul Piave, ed evitare la cattura e l’onta di Caporetto: “Tra i veri Capitani, è stato il più grande”, ha riconosciuto l’alpino Mario Rigoni Stern, nella prefazione a “Un anno sull’Altipiano”, scritto da Lussu non come prova letteraria, ma segnando i fatti con parole, come se raccontasse ai suoi parenti: “Questa è la mia tribù – diceva – dove l’onore e la parola hanno sommo valore”. Il regista Francesco Rosi ne trasse il film “Uomini contro”, con Gian Maria Volontè. Ma il vero Capitano sapeva che né i testi scolastici, né il cinema o la televisione rispettano la realtà: “In guerra, qualche volta abbiamo anche cantato”. Sui pannelli del Museo, non mancano i versi improvvisati, come nella poesia provenzale. E Pinna, indicando Alfredo Graziani, autore delle foto, ricorda che abbracciò il fascismo. Lussu, convinto interventista, poi critico di fronte allo strazio degli inutili macelli voluti da generali impreparati, avrebbe scelto il socialismo. Ma nel romanzo il suo ex commilitone, alias tenete Grisoni, resta un eroe positivo. Entrambi quegli uomini, rigorosi prima con se stessi, capaci di affrontare i drammi con la forza della ragione, hanno voluto l’Italia unita.

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