"La leggenda di Redenta Tiria": dal romanzo di Salvatore Niffoi per la festa del teatro a Milano

di Sergio Portas

 

Con l’inizio dell’autunno Milano a mò di scaramanzia decide di fare il tutto esaurito, almeno per due giorni, nei numerosi teatri della città e del circondario: per darvi un’idea io mi sono fermato al numero sessanta della pagina 24 delle 40 che compongono la "brochure" che decanta l’avvenimento a "Festa del Teatro", 24/25 ottobre, biglietti gratis o al massimo quattro euro, cinque per chi compra da internet: al teatro Libero di via Savona la Compagnia dei Teatri Possibili mette in scena "La leggenda di Redenta Tiria". Dal libro che ha lanciato Salvatore Niffoi nell’empireo della letteratura italiana, a mio parere il più bello di quelli che ha pubblicato per Adelphi.Si clicca nel sito, si accetta tutto quello che vogliono da te in termini di privacy e quant’altro, gli si dà il numero della carta di credito sbagliando non più di ventisette volte, e il gioco è fatto. Stampi l’OK e il biglietto mezz’ora prima dell’inizio. Attore, regista, organizzatore, direttore del teatro è Corrado D’Elia. Attribuendogli  il premio internazionale Luigi Pirandello 2009 la giuria (nomi prestigiosi) lo definisce:"una delle figure più complete  dell’attuale panorama teatrale italiano". Qui è seduto su di uno sgabello, il microfono che gli pende dall’orecchio, camicia candida che sembra lavata di fresco anche per lo sfondo nero delle quinte, accoglie il pubblico dirottandolo allegramente verso un buffet di prodotti sardi,: salsiccia, pecorino, pane carasau, un vino nero da bottiglioni con scritto:"Ogliastra". Sempre ridendo ci informa che il Cagliari ha finalmente vinto la sua prima partita al Sant’Elia. Alla sua destra, le mani già sulle tastiere c’è Marco Piras, una colonna della storia musicale sarda, dal 1980 docente del conservatorio di Sassari, contrabbassista dell’omonima orchestra sinfonica,da più di 25 anni si occupa di musica , suonandola, componendola, producendola in qualità di editore, arrangiatore. Le sue biografie parlano di oltre cento titoli discografici, innumerevoli gli artisti con cui ha collaborato, tra i sardi Maria Carta, Piero Marras, Paolo Fresu e decine d’ altri. Con Marisa Sannia ha firmato gli arrangiamenti di tutta la produzione in lingua sarda. E’ con le sue canzoni in sottofondo, ma a intervalli sovrastano la voce dell’attore come schiuma di mare irrefrenabile,che  Corrado D’Elia va a leggere alcuni brani del libro di Niffoi. A produrre quella magia che sempre emerge dall’incontro di vene poetiche diverse, ma capaci di comunicare se i sentimenti e le  sensazioni scaturiscono dall’animo più puro. Qui in verità è la poesia sarda più classica che entra in gioco, le liriche di  Antioco Casula (Montanaru), quelle di Francesco Masala, arrangiate in canzoni che Marisa Sannia  interpreta con voce calda e ninnante. L’artista di Iglesias, prematuramente scomparsa, ci ha lasciato un ultimo disco in regalo: "Rosa de papel" , pubblicato postumo. In esso, sempre con Marco Piras agli arrangiamenti,  si misura cantando in spagnolo liriche di Federico Garcia Lorca. Dal suo "Libro de poemas" piuttosto che dal "Romancero gitano". Le canzoni che Marco Piras mette in sottofondo stasera invece sono cantate in sardo. Alcune dall’album :"Nanas e Janas", altre da "Melagranada" e "Sa oghe de su entu e de su mare". Di quest’ultimo  Giorgio Maimone ha scritto trattarsi di uno dei dischi più belli sentiti negli ultimi anni, uno di quelli schiaffabili tra "gli indimenticabili". E dovreste sentirla la "Ninna nanna de Anton’Istene" mischiarsi alla voce impostata del D’Elia mentre dice di Abacrasta:"…il nome del mio paese, non lo troverete in nessuna enciclopedia…al mondo non lo conosce nessuno perché ha solo milleottocentoventisette anime,novemila pecore, millesettecento capre, duecentoquindici televisori, quattrocentonovanta vitture e millecentosessantatré telefonini…" (ninna nanna, pizzinu/ninna nanna/ti leo in coa e canto a duru duru)."Quando passa  uno di Abacrasta, si fanno il segno della croce e  si domandano: "E a quello quando gli tocca?".  (e pustis ti regalo elveghes chentu/ e una tanca tottu fiorida/ una este de panno  tottu colorida/ e taccompagno finz’a Gennargentu). E va avanti così con la voce  dell’attore che fa il paio con la Voce che sentono quelli di Abacrasta:"Ajò preparati, che il tuo tempo è scaduto", e allora per gli uomini c’è sempre pronta una cinghia, una corda per le donne a cui tocca. Nelle tanche non c’è un albero che non sia diventato una croce. Drommidi segura/segura e sin affannu/sunrisa mia de luna/mirada incantadora/sos ojos lughentes/lughentes che s’aurora. Canta nel mentre Marisa Sannia, con le tastiere di marco Piras che magicamente riarrangiano le note che conosce a memoria. Ha scritto la cantante d’Iglesias:" La poesia non si legge con gli occhi, si legge con la voce. Gli occhi ci aiutano a decifrarla l’orecchio a scoprirne il ritmo, ma la voce ci dà la possibilità di ricrearla". E’ serata di poesia questa, in grazia del libro di Niffoi in primis, con la sua lingua "ibridata", che si fonda sulla commistione di italiano e "limba". E i suoi personaggi, tutti esagerati di vita, con nomi improbabili, Genuariu  Candela,  Serafina Vuddi Vuddi o Chilleddu Malevadadu, che era nato sordo, cieco e muto,tre disgrazie in una, come se già non bastasse quella di vivere. Ma anche, quando Santa Lucia gli fa la grazia, la mamma scoprì che il figlio aveva gli occhi più belli del mondo, erano acquosi e profondi,come due biglie di mare rubate agli abissi. Aiò,Aiò,Aiò,Aiò/su pizzinu Aiò Aiò/car ‘e mela pilu ‘e oro/de sa mamma su tesoro. E quando la cieca Redenta Tiria, i capelli neri come ali di corvo, bussa alla porta di Michele Isoppe e finalmente riesce a salvarlo dall’impiccarsi lo spettacolo va a finire. Chie sò, chie sò/narami chie sò/chie sò, /Deo so sa gherra /deo so sa paghe/so sirbone a fùa/ so disamistade. Sussurra Marisa Sannia. Con quelle parole che paiono tessute e diventano tela di cotone che prende forma , colore, disegno per venir fuori dal corpo e andare nel mondo. Come credono i Dogon del Mali. Alla fine gli applausi si mischiano alla commozione, la gente si avvicina agli attori, anche io vado a scambiare due parole con Marco Piras, in mano l’immancabile gazzetta a dimostrazione che le nuove province sarde non sono un’astrazione, come lui credeva. Mi dice che lo spettacolo riprenderà ad Aprile con tutti i musicisti presenti, e una cantante. Non a al posto di Marisa Sannia, che lei è insostituibile, ma per farcela ricordare con meno dolore. Come cantava Garcia Lorca in "Memento": "Quando morirò/seppellitemi con la mia chitarra/sottola rena. Quando morirò/ fra gli aranci/ e la menta. Cuando yo me muera/ enterradme/ si querèis/ en una veleta. Cuando yo me muera.

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3 commenti

  1. Salvatore Fois (Nichelino)

    is mellus augurius po sa santa paschiscedda e s’annu nou.

    bona pasca de nadale a largos annos.

  2. C’è un altro lavoro interessante riguardo le opere letterarie di Salvatore Niffoi, senz’alto ignorato dalla stampa regionale..
    Mi permetto di segnalarlo:
    http://www.myspace.com/nicolapisu
    http://www.lisolachenoncera.it/recensioni/?id=654www.lisolachenoncera.it/recensioni/?id=654

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    BUONA PASQUA
    …………………. CIAO … BENITO
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