In lotta contro la povertà: i dati Istat fotografano in Sardegna una realtà sempre più preoccupante

di Roberto Scema

 

L’Istat ha pubblicato il rapporto sulla povertà in Italia nel 2008. I dati fotografano una realtà molto preoccupante: In Italia, nello scorso anno, le famiglie che si trovavano in condizioni di povertà relativa (ossia relativamente povere sul totale delle famiglie e persone residenti) sono state stimate in 2 milioni 737 mila e rappresentano l’11,3% delle famiglie residenti; nel complesso sono 8 milioni 78 mila gli individui poveri, il 13,6% dell’intera popolazione. La povertà risulta in crescita tra le famiglie più numerose, tra quelle in cui ci sono soggetti in cerca di occupazione e in quelle il cui capofamiglia è un lavoratore in proprio. La Sardegna si attesta al 19,4%, in miglioramento rispetto all’anno precedente, in condizione più favorevole rispetto alla media del Mezzogiorno (attestato al 23,8%), ma ancora molto distante dalla media nazionale. I dati Istat confermano la drammaticità di una realtà in questi mesi sotto i riflettori dei media, che seguono gli effetti di una crisi economica che sta allargando sempre più il divario tra i benestanti (sempre più ricchi) e gli indigenti (sempre più poveri). In questo contesto si inseriscono gli interventi della Regione Sarda, attraverso l’Assessorato alla Sanità, nel campo della lotta alla povertà. Sono infatti in arrivo 30 milioni di euro per interventi volti al sostegno economico alle persone o ai nuclei familiari che versano in stato di accertata povertà. Sono previste tre linee operative d’azione: la prima, con uno stanziamento di 12 milioni di euro, riguarda i sussidi a favore delle persone o dei nuclei familiari in condizioni di accertata povertà e prevede la concessione di un sostegno dell’importo massimo di 350 euro mensili, per non oltre 12 mesi. La seconda linea, che può contare su uno stanziamento di 6 milioni di euro, prevede la concessione di contributi di massimo 500 euro mensili, per un totale annuale di 4mila, destinati ad aiutare le persone ed i nuclei familiari per far fronte alle spese per i cosiddetti servizi essenziali, quali il canone di locazione, la corrente elettrica, il gas, l’acqua, il riscaldamento, ma anche costi quali servizi ed interventi educativi come asili nido, baby sitting ecc. La terza linea d’intervento, anch’essa di 12 milioni di euro, prevede la concessione di sussidi per lo svolgimento del servizio civico comunale. Il sostegno è di massimo 800 euro mensili ed i comuni lo potranno utilizzare impiegando le persone per il reinserimento sociale. E’ una sorta di assistenza alternativa all’assegno economico ed è rivolto prioritariamente a coloro che, appartenendo ad un nucleo familiare in uno stato di grave indigenza, sono privi di un’occupazione o che hanno perso il lavoro o ancora sono privi di coperture assicurative e di altre forme di tutela. Gli assistiti di questa linea di intervento saranno chiamati a svolgere (per ottanta ore mensili) servizi di utilità collettiva quali servizi di custodia, vigilanza, pulizia e piccole manutenzioni di strutture pubbliche; servizi di sorveglianza e cura e manutenzione del verde pubblico; attività di assistenza a persone disabili e/o anziane; ogni altra attività che l’Amministrazione comunale ritenga utile promuovere in base alle esigenze del territorio, purché consenta l’inserimento sociale dei soggetti chiamati ad espletarla. Secondo un calcolo effettuato dall’assessorato, potranno beneficiare degli interventi previsti dal programma regionale di 30 milioni di euro, almeno 5.600 persone. L’importo totale sarà ripartito fra i comuni sardi sulla base di tre parametri: il 35% del totale andrà in parti uguali; una ulteriore quota del 35% sulla base del numero degli abitanti residenti ed il rimanente 30% terrà conto del numero dei disoccupati alla data del 31 dicembre scorso. Sono stati presentati anche altri interventi nel campo dell’assistenza sociale. Il primo si chiama "né freddo, né fame", ed è destinato ad assicurare azioni di sostegno ed assistenza a soggetti senza fissa dimora o che vivono in estrema precarietà. La cifra messa a disposizione è di 1 milione e 700 mila euro. Il secondo prevede lo stanziamento di 4 milioni di euro per il sostegno delle famiglie impegnate in assistenza e cura a favore di disabili e persone non autosufficienti. Queste famiglie potranno contare su un contributo massimo di 2000 euro l’anno. L’intervento contro le povertà è stato severamente criticato dai sindacati confederali, che hanno definito inadeguate le misure previste, e hanno stigmatizzato il mancato coinvolgimento delle parti sociali nella elaborazione del piano. Sotto un profilo più generale, appare oramai matura una riflessione seria sulla istituzione di uno strumento come il reddito minimo di cittadinanza, che consente, nella maggior parte degli Stati europei, di garantire un livello minimo di assistenza economica a tutti i cittadini indigenti.

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