di Massimiliano Perlato
Un milioneseicentomila sardi, oltre 425 mila pensionati. L’Inps è di gran lunga il maggior datore di buste paga dell’isola: tiene in piedi il 25 per cento degli abitanti. L’enorme diffusione dei pensionati non è certo un’esclusiva dei sardi, anzi in altre regioni la quota è anche maggiore. Ma essere un popolo di pensionati con numeri simili a quelli degli occupati e con i disoccupati a livelli altissimi da molti anni, è una condizione che aggrava la depressione per il crollo delle industrie in atto da almeno un decennio e senza che si intravedano possibilità di sviluppo. Oltretutto, la media delle pensioni distribuite dall’Inps in Sardegna è fra le più basse in assoluto: 581,74 euro mensili. Insomma un quadro poco allegro e di dipendenza esterna fortissima. L’Inps distribuisce tre miliardi e 553 milioni di euro ma riscuote nell’isola solo un miliardo 559 milioni. L’aumento delle pensioni erogate è un trend nazionale. Nel 2006 ha raggiunto 3.140 milioni di euro contro 2.990 milioni del 2005, incremento su cui incidono particolarmente i vitalizi per gli invalidi civili, che registrano un +13,35%. I sardi che percepiscono la pensione sono 425.633, fra i quali 322.981 pensioni da contributi e ben 75.764 invalidi civili. Come detto, l’assegno mensile medio è di appena 581,74 euro. Sul bilancio regionale dell’Inps nel 2006, presentato a Cagliari, incide il recente ricorso alla cassa integrazione con 2.805.055 ore autorizzate nel 2006 (il 20,61% in più rispetto al 2005), in controtendenza con il dato nazionale dove si nota una diminuzione delle ore di cassa integrazione del 7,26%. Riguardo al bilancio annuale, nel 2006 le riscossioni dell’Inps sono state 1.559 milioni di euro contro 3.553 milioni di pagamenti. Lo sbilanciamento tra entrate e uscite resta molto alto, circa il 56%. Nelle 2.118 ispezioni effettuate l’anno scorso dall’Inps per contrastare il fenomeno del lavoro nero, sono state individuate 767 tra aziende e lavoratori autonomi che non versano contributi, il 20,85% in meno rispetto al 2005. Aumenta invece il numero dei lavoratori dipendenti irregolari, che passa dai 1.030 del 2005 ai 2.403 dell’anno scorso, con un incremento percentuale del 133,30%. In termini monetari, il lavoro nero significa meno entrate nelle casse dell’Istituto di previdenza per 10 milioni 609 mila euro, contro i 3 milioni 624 mila del 2005. Se si aggiungono le altre inadempienze, i contributi evasi arrivano a 26 milioni 216 mila euro. Per quanto riguarda, invece, i lavoratori parasubordinati, inquadrati nella gestione separata dell’Inps, in Sardegna ci sono 90.047 collaboratori e 4.585 professionisti. Tra le prestazioni in crescita, si registra quella di disoccupazione ordinaria e indennità di mobilità. Nel biennio 2005-2006 il numero di beneficiari è passato da 52.766 a 56.226, per un totale di 132 milioni 245 mila 975 euro erogati a sostegno del reddito. È aumentata anche l’efficienza: l’80% degli aventi diritto ha ricevuto l’indennità entro 60 giorni, mentre al 95% dei disoccupati la prestazione dovuta è arrivata entro quattro mesi. Analizzando i contributi previdenziali, le aziende attive in Sardegna sono 48.451 con 238.532 dipendenti: 22 mila ditte nel settore terziario, 16.700 nell’artigianato, settemila indipendenti. Le categorie rilevate dalle statistiche dell’Inps come più rappresentative dei lavoratori autonomi in Sardegna si suddividono tra artigiani (49.962) e commercianti (48.797).