di Luca Lischi
Un legame saldo quello tra la provincia di Livorno e la Sardegna. Un legame fecondo di tante tradizioni comuni tra cui la devozione alla Madonna, per entrambi protettrice dei naviganti. L’Associazione culturale sarda " Quattro Mori " di Livorno, guidata dal presidente Giorgio Canu e dai V. Presidenti Lino Derosas e Anna Acciaro, e in particolare la loro corale, diretta dai maestri Mauro Ermito e Patrizia Amoretti, in collaborazione con la Provincia di Livorno, rappresentata da Luca Lischi Capo di Gabinetto del Presidente Kutufà, hanno reso omaggio alla Madonna di Montenero a Nuoro e alla Madonna di Bonaria a Cagliari.
A Nuoro la delegazione è stata accolta dal Vescovo, Monsignor Pietro Meloni, che ha celebrato la Santa Messa nella chiesetta dedicata alla Madonna di Montenero presso Su Monte Ortobene, la "montagna sacra" dei nuoresi, alta circa mille metri, su cui spicca la statua benedicente del Cristo Redentore. Monsignor Meloni ha ricordato la storia del piccolo e umile santuario sottolineando come Su monte ha conservato le tracce di una religiosità popolare che si rinnova anche oggi nella fede. Fede necessaria per sostenere e guidare la vita delle persone alla concordia e all’amicizia. Quell’amicizia che nasce anche dal canto che i pellegrini di Livorno hanno voluto lasciare su quel monte ricco di fitti boschi di lecci e grandi massi di granito dalle multiformi sagome, intonando canti in " limba " ( lingua sarda ) per ancorare la propria storia ai luoghi di origine e per raggiungere con la preghiera del Babbu nostru ogni vita vicina e lontana, quale segno di una amicizia eterna che travalica ogni tempo e ogni spazio.
Ma come nasce una chiesa dedicata alla Madonna di Montenero sul Monte dei nuoresi? Come viene riportato nel libro di Caocci " Nostra Signora del Monte " nel 1608 il nuorese Melchiorre Pirella, insieme ai fratelli Pietro Paolo e Giovanni Angelo, "rientravano da un pellegrinaggio compiuto al Santuario della Vergine di Montenero in quel di Livorno. Si erano appena profilate all’orizzonte le coste della Sardegna quando un’improvvisa tempesta travolse la nave, ponendo a repentaglio la stessa vita dell’equipaggio e dei passeggeri. I tre fratelli, allora invocarono la Madonna perché li salvasse: se la loro vita fosse stata loro risparmiata, si sarebbero impegnati a dedicare alla Vergine una chiesa sulla cima di un monte. Il fortunale si placò….." I fratelli Pirella, come è riportato nella lapide datata 26 aprile del 1608 sull’architrave della porta laterale del piccolo santuario, in trenta giorni eressero la chiesa sul Monte Ortobene.
La chiesetta del Monte Ortobene diventa ancor più importante anche per come viene presentata da Grazia Deledda, nata a Nuoro nel 1871 e Premio nobel per la letteratura nel 1926. Così viene descritta nel romanzo autobiografico Cosima la Chiesa dedicata alla Vergine del Montenero: "Sopra la piccola città (Nuoro) che già era a seicento metri sul livello del mare, sulla cima del monte sovrastante, fra boschi di lecci e rocce di granito, poco distante dalla proprietà della famiglia di Cosima e dove per la prima volta ella aveva veduto il mare lontano sorgeva una piccola chiesa detta appunto della Madonna del Monte, su uno spiazzo sollevato e recinto di massi. Piccole stanzette erano addossate alla chiesa, sotto lo stesso tetto, e una specie di portichetto si apriva davanti alle due porte, una a mezzodì, l’altra a ponente, con sedili in muratura intorno. Nelle stanzette dimoravano i fedeli, durante il periodo della novena e della festa della piccola Madonna".
A Nuoro, inoltre, i pellegrini hanno fatto visita al museo Deleddiano allestito nella casa natale di Grazia Deledda. E’ stata un’esperienza appassionante e ricca di emozioni. L’incontro con una scrittrice attraverso l’ambiente nel quale ha vissuto, i suoi oggetti, i suoi libri. Le mura di casa e i suoi arredi e soprattutto la possibilità di cogliere l’ambiente sociale e culturale nuorese degli inizi del 900. A proposito di Nuoro scrive la Deledda: "E’ il cuore della Sardegna, è la Sardegna stessa con tutte le sue manifestazioni. E’ il campo aperto dove la civiltà incipiente combatte una lotta silenziosa con la strana barbarie sarda, così esagerata oltre mare. Nuoro è chiamata scherzosamente, dai giovani artisti sardi, l’Atene della Sardegna. Infatti, relativamente, è il paese più colto e battagliero dell’isola".
Ed ancora sottolinea in un altro scritto:"Ho vissuto coi venti, coi boschi, con le montagne, ho guardato per giorni, mesi ed anni il lento svolgersi delle nuvole sul cielo sardo…ho visto l’alba, il tramonto, il sorgere della luna nell’immensa solitudine delle montagne…e così si è formata la mia arte. (Grazia Deledda, La mia Sardegna).
E poi ancora a Nuoro l’incontro con monsignor Salvatore Ferrandu, Vicepresidente della Fondazione Migrantes della Cei. Un segno di amicizia che lo lega a tutti i migranti sparsi in tutto il mondo. Eterna necessità di "prendere ed andare" alla ricerca di un lavoro, di una terra che possa ospitare le proprie vocazioni. E poi comunità che trovano il loro giusto spazio, il loro appropriato inserimento. Crescita nel dialogo e crescita delle culture. Tutti in un unico creato, sparsi in tante terre pur sempre abbracciate da un unico cielo. Un’amicizia calorosa tra la terra di Sardegna e la terra di Livorno, resa ancora più forte nella semplicità della tavola tra gustosi piatti tipici e contornata dai festeggiamenti, a sorpresa, per i sessant’anni di sacerdozio di Monsignor Ferrandu. Sessant’anni di fedeltà al Vangelo, nella missione sacerdotale a servizio dei migranti per essere continuamente pellegrino e provare quotidianamente la fatica del radicarsi. Dell’ancorarsi ad una terra, la propria terra.
Da Nuoro a Gavoi, nella Barbagia, tra un paesaggio fatto solo di natura. Alberi sparsi, da un verde oscuro e prati bruciati dal sole. Gavoi, paese Bandiera Arancione per la sua particolarità ambientale e architettonica, arricchito in questi giorni dal Festival letterario della Sardegna. Parole che raccontano storie. Libri che raccolgono parole di scrittori affermati ed esordienti. Tutti capaci di soffermarsi ad ascoltare, a leggere, a comprendere attraverso la scrittura di più se stessi e di più gli altri.
La corale ha accompagnato con canti di tradizione sarda la Santa Messa celebrata da Don Salvatore Patteri, che nella sua omelia ha fatto riecheggiare più volte la necessità di non aver timore di quando Dio ci mette in crisi…. "Occorre lasciare farsi mettere in crisi da Dio per comprendere la sua profondità, la sua grandezza, la sua eterna necessità". Una folla commossa ha riempito la grande Chiesa di Gavoi e con grande partecipazione ha ascoltato e cantato le melodie in lingua sarda, ormai lasciate ai ricordi di anni passati ma pur sempre vitali nella mente e nel cuore delle persone. Un particolare e impietosito ricordo in memoria del caro amico Giovanni di Gavoi, sepolto nel cimitero del caratteristico paese, membro attivissimo dell’Associazione, è stato espresso dal presidente Canu a tutta la comunità di Gavoi, dal Sindaco al parroco, a tutti i fedeli, alla vedova e alle sorelle che hanno desiderato donare all’Associazione una targa a ricordo della visita.
E infine dalla Barbagia a Cagliari per celebrare la Madonna di Bonaria. Per contraccambiare il pellegrinaggio a Livorno nel maggio 2008 che ha visto Nostra Signora di Bonaria pellegrina nella città labronica.
Il Vescovo Monsignor Simone Giusti domenica 5 luglio ha celebrato la Messa solenne di mezzogiorno alla presenza del Sindaco di Cagliari Emilio Floris, e del Capo di Gabinetto del Presidente della Provincia di Livorno, Luca Lischi. Una presenza delle Istituzioni che hanno voluto sottolineare la vicinanza alla partecipazione religiosa dei tanti fedeli Sardi e Toscani, legati da saldi rapporti di amicizia. La corale di Livorno, diretta dal maestro Mauro Ermito, all’organo il maestro Patrizia Amoretti hanno fatto echeggiare canti e musiche sarde nella bellissima basilica di Bonaria, retta dai Padri Mercedari. Monsignor Giusti, vescovo di Livorno, con un linguaggio semplice e incisivo ha parlato al cuore delle persone sottolineando l’importanza dell’Amore ancorato alla fede in Dio. E ha ribadito l’importanza di Maria, Madre esemplare capace di guidarci a Dio "Fate quello che egli vi dirà". E’ l’amore che muove la vita, che fa superare qualsiasi sacrificio, che aiuta a crescere, a cogliere la bellezza di Dio. L’Amore della Madonna costituisce un esempio fondamentale per la nostra vita. E’ a lei che bisogna attingere per comprendere quello che Dio desidera da noi, è lei la Madre che ascolta e invita all’ascolto… "Fate quello che egli vi dirà". Al termine della celebrazione i fedeli hanno salutato calorosamente il Vescovo Giusti con uno scrosciante applauso e un gruppo di bambini in costumi tradizionali sardi gli ha donato un ricco assaggio di prodotti tipici della Sardegna.. Segno che il messaggio ha raggiunto il cuore, l’anima della gente.
L’amicizia tra Livorno e la Sardegna si è consolidata. La religiosità popolare rappresenta un valido contributo per realizzare più sinergia tra le persone, tra i territori. Che il vento e il mare siano un mezzo sempre più incisivo per far circolare l’aria, quella "buon aria" necessaria ai nostri popoli per essere sempre più solidali e coesi. Per essere sempre più legati da un’amicizia civica e religiosa capace di realizzare una società più giusta, più vitale, più capace di dialogare anche attraverso il canto….con la gente e con il cielo.
E come Grazia Deledda possiamo anche noi dire per la nostra vita: "Ho avuto tutte le cose che una donna può chiedere al suo destino. Ma, grande sopra ogni fortuna, la fede nella vita e in Dio".
Esprimo un vivo ringraziamento alla Redazione per aver voluto inserire l’articolo del Capo di Gabinetto della Provincia di Livorno in questa bella rivista on line. Tuttus in Pari è una rivista molto attenta alle vicissitudini del mondo sardo, sempre aggiornatissima, arriva puntualmente, e io personalmente non posso fare a meno di leggere gli articoli e ammirare le belle foto. Complimenti. Questo numero, visto che riguarda Livorno, lo inoltrerò a molti amici. Ancora grazie e complimenti ! Giorgio Canu