di Cinzia Isola
L’Istat emette il primo verdetto sulla Giunta Cappellacci. Per Ugo, non risulta nessuno dei centomila posti di lavoro promessi in campagna elettorale. Certo, si tratta solamente dell’analisi del primo trimestre. E, in fondo, era una promessa a lunga scadenza. Così lunga da sperare sia dimenticata nel corso dei prossimi dieci anni. E poi, si dirà, la crisi internazionale ha tarpato le ali all’Isola. Che ora, seppur abituata a galleggiare, rischia proprio di affondare. Niente di cui stupirsi: l’ottimismo da campagna elettorale era uno spot , più che uno slogan politico. "Sardegna sorridi", appunto. Ottimo, per sponsorizzare un dentifricio. Decisamente beffardo, per commentare i primi quattro ingloriosi mesi di governo Cappellacci. All’epoca, fino all’elezione, la disoccupazione era un must dell’agenda politica. Buono per attaccare l’ex giunta Soru, accusata maldestramente di non riuscire a far fronte a quei 190mila disoccupati affamati di lavoro. Si davano i numeri, allora. Liberamente interpretati, ovviamente. Ieri, come oggi, la verità la dice l’Istat: nel III trimestre 2008 rilevava che il numero di disoccupati in Sardegna era pari a 74.955, il tasso di disoccupazione si attestava intorno all’11%. E cosa dice oggi l’Istat? Intanto che nel primo trimestre 2009 c’è stato un calo di tutti gli indicatori dell’occupazione: la forza lavoro è pari a 669.000 unità, in diminuzione di 3.000 rispetto all’ultimo trimestre del 2008. Un valore così basso, non si rilevava dal 2004. Gli occupati sono 583.000, anche in questo caso fra i valori più bassi degli ultimi cinque anni. La perdita di occupati rispetto al terzo trimestre 2008 è pari a 8.000 posti. Quindi, come segnala l’Agenzia regionale del lavoro nella sua pubblicazione di luglio ("Congiuntura lavoro in Sardegna"), nell’ultimo anno sono stati persi 33.000 posti, per la maggior parte lavori subordinati (- 24.000), contro i 7.000 autonomi. Nei primi tre mesi di quest’anno sono 95.000 i sardi in cerca di occupazione, in aumento di 6.000 unità rispetto agli ultimi tre del 2008. Il tasso di disoccupazione si attesterebbe ora al 14,1%. Nel confronto con le altre regioni, la Sardegna si posiziona al penultimo posto per l’indicatore più rappresentativo del mercato del lavoro, cioè il tasso di disoccupazione: l’isola precede soltanto la Sicilia, che però presenta indicatori migliori rispetto a un anno fa. La Sardegna, invece, come sottolinea l’elaborazione dell’Agenzia regionale del lavoro, ha compiuto «un balzo all’indietro che non trova riscontro in nessun’ altra regione italiana». In poco meno di due anni il tasso di disoccupazione è aumentato di 5,5 punti percentuali, dall’8,6% all’attuale 14,1%. «Evidentemente la Sardegna – osserva l’Agenzia – è stata la prima regione italiana a registrare gli effetti negativi della crisi internazionale». La spiegazione c’è: come in Sicilia, gli stabilimenti produttivi sono localizzati lontano dai mercati di approvvigionamento delle materie prime oppure dai mercati di sbocco dei prodotti finali e le imprese, nel razionalizzare, rallentano la produzione negli stabilimenti che presentano maggiori costi. Gli occupati sono diminuiti di 3.000 unità nell’agricoltura e di 13.000 nei servizi. Va controtendenza, invece, l’industria, con un aumento di 8.000 occupati, compresi i più tremila delle costruzioni. Brutte notizie anche per il lavoro in rosa: le donne impiegate nel mercato del lavoro sardo sono appena 218.000, ovvero solamente il 38% degli occupati, con un calo di 7.000 unità. Le disoccupate nel I trimestre 2009 sono 53.000, il 56% del totale delle persone che cercano lavoro. Anche se il valore è rimasto simile a quello registrato un anno fa, quando le disoccupate erano 54.000. «L’aumento della disoccupazione femminile – sottolinea il trimestrale dell’Agenzia del lavoro -è la conseguenza di un impoverimento generale del sistema economico sardo che non riesce a offrire sufficienti occasioni di lavoro a chi ne cerca uno. In sostanza, la crisi economica si è scaricata inizialmente sul settore industriale e nei comparti in cui gli uomini erano e sono tuttora la maggioranza, quindi edilizia e chimica; poi si e’ abbattuta sugli altri settori, commercio e servizi in genere, anche a causa del minore reddito prodotto dalle famiglie». Sono diminuite anche le imprese registrate nelle Camere di commercio: 1.500 unità in meno rispetto al 31 dicembre 2008, il valore più basso negli ultimi due anni. In calo anche il numero di donne titolari d’impresa : -1,3%. Nel primo trimestre 2009 sono state avviate al lavoro, in base ai dati del Sil Sardegna (Sistema informativo del lavoro), 54.930 persone. La situazione rilevata dal Sil del I trimestre dell’anno è migliore rispetto ai dati Istat: c’è un saldo positivo fra lavoratori avviati e posti di lavoro persi, pari a 4.601 unità, ma bisogna tener presente che alcune forme di lavoro autonomo non sono rilevate dal Sil. Tuttavia, i lavoratori a tempo indeterminato licenziati dalle imprese sono superiori a quelli assunti. Sono 337.805 gli iscritti ai Centri dei servizi per i lavoro dei quali circa 216.000 disoccupati e oltre 122.000 in cerca di prima occupazione.