Morte e devastazione per il terremoto in Abruzzo: 230 vittime, paesi distrutti, 100mila senzatetto

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Morte, devastazione. Poi disperazione e la macchina della solidarietà, anche quella internazionale. La conta delle vittime, la ricerca dei dispersi. Gli appelli e le polemiche. Non ci sarebbe il tanto, a poche ore dal terremoto che ha colpito l’Abruzzo e tutto il centro Italia: 5,8 gradi della scala Richter, una ventina di secondi, con epicentro a qualche chilometro da L’Aquila. Oltre 230 morti, 1.500 feriti e quasi 100mila sfollati. Centinaia di migliaia gli edifici crollati o danneggiati, interi paesi distrutti: qualcuno «cancellato», dicono i soccorritori. Non ci sarebbe il tanto, a poche ore dal disastro, ma le polemiche ci sono: con la Protezione Civile a sottolineare che un evento di queste dimensioni era difficilmente prevedibile e un ricercatore abruzzese a dire che, sì, il sisma era previsto. Giampaolo Giuliani studiava lo sciame sismico che sta interessando l’Abruzzo da più di tre mesi: utilizza la tecnica della misurazione del gas Radon – la stessa usata negli Stati Uniti ma anche in Giappone e Taiwan – e aveva previsto per domenica scorsa un terremoto «disastroso» proprio in quella zona. Risultato: la dura replica di Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile («Imbecilli che si divertono a diffondere notizie false ») e una denuncia per procurato allarme. Invece la catastrofe è arrivata. Con qualche giorno di ritardo, ma ugualmente disastrosa. Una ventina di secondi per una scossa con epicentro a pochi chilometri di profondità, fatto che avrebbe amplificato l’effetto del terremoto: avvertito dalla Romagna e giù sino a Napoli, nonostante un evento di 5,8 gradi Richter sia considerato «moderato». Meno intenso ma comunque distruttivo: il centro storico de L’Aquila devastato, il paese di Onna completamente distrutto, Villa Sant’Angelo con il 90% degli edifici crollati, Fossa, San Gregorio, Poggio Picenza, Onna, San Pio, Barrile, Ocre, Rovere, Rocca di Cambio, Pianola, Poggio di Roio solo per citare alcuni tra i comuni più colpiti. La maggior parte sono vecchi borghi, spiegano i soccorritori, ed è difficile pensare a costruzioni in materiale antisismico. E c’è già chi chiede, nei blog e nei forum dei maggiori quotidiani nazionali, che il governo prepari non un piano casa ma un piano anti-sismico per mettere in sicurezza le zone più a rischio. Richieste che arrivano dalla gente comune, non dai palazzi della politica. Lì, per un giorno, si trovano tutti d’accordo. Dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a papa Benedetto XVI, immediati i messaggi di cordoglio: come subito arrivano quelli dalla comunità internazionale, con Barack Obama in testa. Il premier Silvio Berlusconi rinuncia alla sua missione in Russia per recarsi immediatamente in Abruzzo, insieme ai ministri dell’Interno Roberto Maroni e delle Infrastrutture Altero Matteoli: «Nessuno sarà lasciato solo», annuncia il presidente del Consiglio. In prima fila anche l’opposizione: «Questo è il momento dell’azione e della responsabilità», dice il segretario del Pd Dario Franceschini. Non è il tempo delle polemiche, inutile chiedersi se il sisma si sarebbe potuto prevedere o meno. Lo dicono tutti, ora è il momento dell’impegno: quello che spinge centinaia di persone, tra professionisti e volontari, a lavorare sotto la grandine e con le scosse di assestamento che continuano. Attorno c’è morte, dolore e devastazione, solidarietà e discussioni. E gli sciacalli, già all’opera: tutto da copione, tutte scene già viste. Anche le peggiori.

 

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