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Un’indissolubile fusione tra religione e magia per segnare la nascita di una cultura in cui si alternano e si mescolano l’aspetto pagano e quello cristiano, i rituali sacri e gli incantesimi. La cultura di un popolo destinato alla capitolazione, ma ancora vitale, e in grado di riscoprire la propria dignità attraverso le leggi di una vita comunitaria. È questo l’affascinante bagaglio di un viaggio al centro della terra sarda ma in trasferta: sì, perché per la prima rappresentazione di S’ard – I danzatori delle stelle , la Fabbrica Illuminata ha fatto le valigie e raccolto l’invito della Biennale Teatro di Venezia dello storico Teatro Goldoni allo spettacolo diretto da Marco Parodi. Recitazione e musica, per raccontare le vicende di un’Isola antica, dominata da figure favolose, e scorrere a ritroso pagine che narrano cosa si nasconde dietro ai miti del fuoco e degli uccelli, la nascita del primo nuraghe e lo sbarco dei Romani. A partire però da due testi non così lontani come Il quinto passo è l’addio e Passavamo sulla terra leggeri di Sergio Atzeni. I danzatori delle stelle, provenienti dall’Oriente, sono solo un assaggio della miriade di piccole vicende tramandate oralmente dai Custodi del tempo: la storia non ha più confini perché si mescola al racconto epico, per narrare di un popolo antico approdato in un’isola bellissima senza nome. Antonio Setzu, il protagonista, – spiega Parodi – si prepara a tagliare ogni legame con la sua Isola, vittima di un disagio psicologico che si trasforma in emarginazione. Una vita tormentata tra sconforti esistenziali, sesso e passione, orgogli e utopie, alla ricerca del mistero delle origini. Il narratore è un bambino diventato adulto che prospetta le tappe di un percorso iniziatico per consegnare a un altro bambino il testimone che lo consacra Custode del tempo. A far da cornice alla leggenda, le pietre sonore di Pinuccio Sciola, depositarie di suggestioni acustiche che scaturiscono dal ventre della terra. Lo spettacolo scava in fondo, alle radici del patrimonio artistico, spirituale e umano del popolo sardo, anche con l’aiuto della musica. Ecco perché Parodi, genovese adottato dall’isola, ha coinvolto un musicista come Gavino Murgia e il Complesso Etnofonico della Sardegna. Nome di spicco della scena etno-jazz internazionale, Murgia dirige un gruppo di solisti che utilizzano gli strumenti della tradizione: launeddas, benas, ranas ‘e cannas, tamburinos e matraccas.