Avevano prestato servizio a Perdasdefogu e nei balcani: altre 2 vittime dell'uranio impoverito

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Altri due militari sarebbero morti per possibile contaminazione da uranio impoverito. Il primo, deceduto la scorsa estate, aveva prestato servizio nel poligono di Perdasdefogu, l’altro aveva partecipato alla missioni in Somalia e sui Balcani. La notizia arriva dal sito Vittimeuranio.com che da tempo si occupa di questa problematica. Il militare che era stato in Sardegna era di Montefiascone (Viterbo). E’ morto il 10 giugno 2008, ma la notizia è stata resa nota solo ieri. Aveva 31 anni. Nel 1996- ’97 aveva prestato servizio nel poligono. Nel 2004 è stato colpito da una forma di tumore a un testicolo, che gli è stato asportato. Nel dicembre 2007, poi, gli è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin che lo ha portato alla morte. «Mio fratello – ha detto la sorella Francesca – era una roccia. Mentre era in malattia mi chiamò perché aveva visto un servizio in tv sull’uranio impoverito riguardante la base militare dove lui aveva operato, era preoccupato, io gli dissi: "ma cosa vai a pensare". Adesso mi sono documentata e tutto questo mi ha portato a pensare che forse anche Marco sia stato una vittima dell’uranio. Dopo tanto dolore adesso c’è tanta rabbia e la voglia di verità e giustizia». «Nel giorno in cui si viene a sapere della morte, finora non conosciuta, di un militare che aveva operato nel poligono sardo di Perdasdefogu, si apprende anche della morte del luogotenente V.M., deceduto il 4 febbraio scorso a causa di un carcinoma esofageo, sempre per presunta contaminazione da uranio impoverito», ha detto Falco Accame, presidente dell’Anavafaf, associazione che da anni si occupa di questa problematica. «Il sottufficiale – afferma Accame – era stato impiegato in Somalia e nei Balcani. Allo stesso luogotenente venne rifiutata la causa di servizio. «E’ sperabile che il ministro della Difesa, che si è dimostrato molto attento alle condizioni di salute dei militari, possa migliorare la grave situazione esistente per tanti ammalati e aiutare le famiglie dei deceduti».

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