La morte di Padre Giovanni Puggioni, il fondatore a Cagliari di "Operazione Africa"

di Alessandra Atzori

 

E’ morto Padre Giovanni Puggioni  il sacerdote gesuita che ha fondato a Cagliari, Operazione Africa. L’associazione nasce nel 1962  ma si è costituita ufficialmente nel 1973, ed è divenuta Onlus nel 2002. I suoi collaboratori sono stati soprattutto giovani universitari provenienti da tutta la Sardegna.
In tutti questi anni Padre Giovanni, con Operazione Africa ha realizzato una grande quantità di opere rivolte ad alleviare la fame e le malattie che colpiscono tanti nostri fratelli più piccoli. Tutte le iniziative sono sempre state  rivolte in particolare alle missioni sarde che si trovano in Africa, per lo più nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), ma anche nel Rwanda, nel Madagascar e nel Brasile.
Nel 1970, insieme a 5 studenti del Liceo Dettori, P. Puggioni si recò nel Congo dove costruì, grazie ai contributi dei fedeli della Sardegna, una scuola a Copocabaca ed un’altra a Kason Goulunda, ai confini con l’Angola.  Questa scuola serve oggi 15 villaggi della zona.  Rientrando verso la Sardegna, passarono per Mosango, dove ebbero modo di visitare l’ospedale dei bambini, una grande capanna, pochi stracci e tanti bambini colpiti dalla lebbra, alcuni dei quali completamente sfigurati. Due anni dopo, P. Giovanni ritornò a Mosango e seppe della morte di altri bambini stroncati dalla fame e dalla lebbra. Al suo rientro in Sardegna lanciò una grande campagna di informazione relativa al problema che queste due grandi piaghe rappresentavano e tuttora rappresentano per l’Africa. Raccolse così altri fondi e pochi anni dopo vide la luce l’Ospedale Sardegna di Mosango. Fino ad oggi questo ospedale ha potuto salvare 170.000 bambini.
Ogni anno circa 5.000 bambini giungono all’ospedale portati in braccio dalle loro mamme, dopo aver percorso a volte centinaia di chilometri a piedi. Questi pochi fortunati vengono salvati.
Fu costruito inoltre l’acquedotto e furono inviati un container e due aerei pieni di attrezzature, tra cui 110 letti e circa 30 tonnellate di di attrezzature ospedaliere. Oggi l’Ospedale Sardegna di Mosango vive grazie all’aiuto finanziario proveniente dalla generosità della popolazione sarda. Sono stati costruite ancora, anche se in tempi diversi, una scuola professionale e nel 1988 a Tumikia, l’Ospedale Trexenta, dovuto soprattutto ai contributi di decine di giovani che si sono mobilitati in quella zona della Sardegna, più un’altra scuola e due padiglioni ospedalieri, uno a Jakamba e l’altro a Kinshasa.

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5 commenti

  1. Grazie per averne parlato, io ero sua figlia spirituale ed ora sono fuori e non posso andare al funerale

  2. anch’io sono stata sua figlia spirituale per tanti anni ,finche’ non sono andata via dalla sardegna. La sua scomparsa e’ una perdita in tutti i sensi…..ha fatto tanto per i piu bisognosi e senza mai sfoggiare il grande bene che ha fatto.Da lui emanava davvero una luce divina ,aveva la capacita’ di leggerti dentro e di guarire la tua anima…..non dimentichero’ mai il suo sorriso e la gioia che trasmetteva intorno a se….anche io non ho potuto partecipare al suo funeralema…….per me lui non morira’ mai,chi lo ha conosciuto sa che continua a vivere nel suo cuore

  3. Antonietta Utzeri

    anche io lo ho amato tanto e ancora lo amo e sono stata guarita e amata la sua perdita per me e tanta e stato tutto quello che non avevo padre e madre

  4. La mia storia inizia così, lo conobbi a cagliari tanti fa, da studentessa universitaria grazie a una mia collega che mi portò da lui.
    Da quel giorno la mia vita cambiò è vero era in grado di dirti cose straordinarie e di leggerti dentro, mi aiutò tantissimo quando avevo qualunque problema mi rivolgevo a lui e trovavo conforto.
    La sua morte mi ha lasciato un vuoto dentro, sono sicura che dov’è mi protegge ma vorrei tanto sentire le sue parole, le sue preghiere, le sue mani poggiate sulla mia testa, in questo periodo ho molto bisogno di lui ma posso solo pregareche mi aiuti.
    L’unica cosa che mi consola è che riposa in un paese vicino al mio e posso andare a pregare nella sua tomba.
    Sono stata una persona fortunata ad averlo conosciuto e mi auguro che il suo processo di beatificazione vada a buon fine per me è un già un santo perchè il miracolo lo ha fatto con me, perchè è riuscito a farmi ritornare la gioia di vivere.
    Mi chiamava sorellina, riposa in pace e proteggimi da la su.

  5. Antonietta utzeri

    Diceva di non avere paura se i miei genitori mi hanno abbandonato lue era la mia famiglia ora mi sentosola che nonce piu’

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