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Il tour oltre Tirreno conferma l’appeal del presidente anche nel resto del paese: tantissimi sardi ma anche molti altri interessati, tanto al cinema Massimo nel capoluogo piemontese quanto alle Scuderie nel centro del capoluogo emiliano. Il messaggio, per chi ha la residenza fuori e non potrà votare a metà febbraio, è uno solo: «Chiamate a casa e dite di votarmi». Gli altri, soprattutto studenti, si organizzano per il rientro elettorale: anche con il Renatobus che partirà il 13 febbraio da Bologna verso Livorno per l’imbarco, direzione Olbia. Il perché è presto spiegato, collegato alla scelta di rispondere agli inviti dal continente: «So quanti sardi vivono fuori dalla loro isola, immigrati negli anni passati in cerca di un lavoro, di una formazione universitaria o di una professione. E dato che a me non è dato andare in televisione – pensate che in cinque anni il primo canale privato italiano non mi ha mai intervistato – ho deciso di venire io a trovarvi». L’occasione è buona «per dirvi che sto cercando di preservare e sviluppare la vostra isola per renderla più autonoma e forte sotto un profilo culturale, energetico, sanitario, universitario e anche politico». Soprattutto «per ascoltare i vostri consigli» indispensabili quanto l’aiuto «campagna difficile e impari», con una telefonata a casa. «Dite ai vostri cari che in Sardegna è cominciato un percorso di cambiamento importante. Loro lo sanno: ne vedono i frutti, ma sono bombardati dai media locali e dalla campagna del governo molto più di voi». Il secondo round è a Bologna e Soru riparte all’attacco: è una campagna ai «ai limiti della legalità», una «barbarie». Sul simbolo della coalizione di centrodestra, a esempio, non c’è il nome di Ugo Cappellacci ma la scritta "Berlusconi presidente": «Per fare il candidato avrebbe dovuto dimettersi da presidente del Consiglio». Invece quando arriva in Sardegna «si prepara con le interviste che vengono negate a me. Il giornale più importante della Sardegna in cinque anni non mi ha mai dato un’intervista. Per lui, paginate di giornali: straparla, racconta barzellette irripetibili ma non parla mai di cosa vuol fare in Sardegna. Dice amenità, vuole che i sardi ridano perché così si distraggono e li può fregare meglio. Poi rivolto a Cappellacci dice: "Dì qualcosa anche tu". Così alla fine tutti ridono e il mio avversario non dice mai niente». Per ascoltare il candidato del centrosinistra, a Bologna ci sono anche i rappresentanti dei circoli di Padova, Firenze, Modena e Trento. Diversi giovani sardi prima dell’intervento di Soru hanno voluto raccontare la loro esperienza sul continente. Il presidente uscente ascolta con attenzione, e sorride per la standing ovation riservata all’ultimo intervento, tutto in dialetto. Parole per molti ma non per tutti: in sala anche tanti emiliani. Il presidente dell’Unipol, Pierluigi Stefanini, perché «sono incuriosito, voglio ascoltarlo»; Luigi Gilli, assessore regionale alla programmazione territoriale e alla casa; il segretario bolognese del Pd Andrea De Maria. Assente Vasco Errani, presidente della Regione: ma ha mandato una lettera per augurare a Soru «un grande in bocca al lupo. Sono sicuro che la comunità dei sardi saprà essere di aiuto. Forza presidente».
Sono contento che il tour di Soru sia andato bene anche in “continente”.
Purtroppo qua in Sardegna l’informazione è blindata e c’è molta disinformazione!
Meglio Soru, Meglio la Sardegna!