La Regione Sardegna ha approvato una nuova legge (e una web tv) per la lingua sarda

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Lingua sarda, adesso si fa sul serio. Non solo tutela e valorizzazione del linguaggio ma ecco i primi importanti passi per aiutarne la diffusione e l’uso, anche con l’aiuto dei nuovi media, il tutto in una cornice di rispetto per il multilinguismo. La Giunta regionale infatti, ha approvato una proposta normativa, che riscrive regole e metodi della politica linguistica a undici anni dall’approvazione della vecchia legge 26 su cultura e lingua sarda. L’esecutivo ha dato il via libera a una tv web in lingua sarda e sostegno a programmi radiofonici che dovrebbero indirizzare verso la riscoperta della lingua regionale incentivando anche l’uso. Novità principali della nuova proposta di legge, che arriva dopo quelle recenti del Friuli e della Provincia autonoma di Trento – alle quali la sarda si ispira – sono l’insegnamento del sardo, la segnaletica bilingue, la certificazione linguistica e la ricerca di un nuovo status sociale per la lingua dell’isola. Identica tutela viene riconosciuta, nei territori di competenza, alle varietà cosiddette "alloglotte" ovvero il catalano di Alghero, il Sassarese, il Ligure dell’isola di San Pietro e il Gallurese. Hanno una tutela particolare nella legge anche le parlate venete di Arborea, istriane di Fertilia e quelle Rom e Sinti parlate dalle popolazioni nomadi. Il disegno di legge, presentato dal Presidente Soru in concerto con l’assessore alla Pubblica Istruzione Maria Antonietta Mongiu, guardando all’Europa intende attuare così i principi della legge statale quadro 482 del 1999. La legge tutelerà tutte le varietà locali e conferma la scelta delle norme di riferimento sperimentali (la cosiddetta Limba sarda comuna) solo per gli atti regionali "in uscita". Gli altri enti non sono obbligati a seguirle, ma volendo le possono usare liberamente. La Ricerca sociolinguistica presentata l’anno scorso a Paulilatino ha messo in evidenza che la lingua sarda è conosciuta e parlata da circa il 70% della popolazione, ma poco usata negli spazi pubblici e formali. Secondo alcune stime, solo circa il 13% dei bambini è madrelingua (soprattutto nella zona centrorientale dell’isola) e questo fatto costituisce la preoccupazione massima per una quanto mai prossima estinzione della lingua propria dell’isola con sostituzione a favore dell’italiano regionale.

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Un commento

  1. E’ profondamente triste, ma contemporaneamente bellissimo, che si intraprenda un’impresa romantica ed impossibile come questa. Io l’appoggio con forza: trovo sbagliato che i Sardi non conoscano la propria lingua, non la sappiano scrivere, non coltivino un teatro in limba e non usino più estensivamente un sano bilinguismo, cercando di esportare quanta più cultura e lingua sarde sia possibile. sembra quasi che alcuni si vergognino.Purtroppo, la realtà è tutta un’altra cosa. 15.000 lingue erano parlate nel 1500 dopo Cristo (il periodo delle Grandi Esplorazioni).Oggi, solo 500 anni dopo, ne restano solo 6.000, cioé meno della metà.Alla fine del secolo in corso, gli esperti di lingue prevedono la scomparsa del 90% di queste, il che significa che ne resterebbero circa 600, forse 1.000.Il processo di amalgama mondiale in corso già da tempo e sempre più turbinoso, tende ad annullare tutte le diversità.L’Inglese si è già esteso molto al di fuori delle popolazioni Inglese parlanti in origine. In altre Nazioni si è trasformato in Spanglish, Singlish. Pidgin English eccetera, con un processo simile a quello che formò le Lingue Romanze a partire dal latino.L’impegno a conservare quanto più possibile il sardo è un impegno gravoso e serissimo.Tutti i sardi dovrebbero comprendere bene il problema e farsene carico.Saluti.MF

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