Tottus in Pari, 227: Mannigos de memoria in limbas dae su disterru

Il progetto che parte alla fine di questo 2008 si propone di cogliere l’occasione di questa importante scadenza de "Sa die de sa Sardigna" dedicato alla lingua sarda. Il progetto consiste nella raccolta di interviste, attraverso supporti digitali, videocamera e registratori. Le interviste sono rivolte:

Agli anziani, che raccontano vicende della famiglia originaria e dell’ambiente dei paesi d’origine; vicende dell’emigrazione, con le esperienze di vita, di lavoro, di integrazione o di rottura.

Alle donne e ai giovani, che raccontano le vicende familiari, con le storie del ricongiungimento, dei problemi dell’educazione dei figli, delle problematiche culturali legate alla diversità di usi, costumi, ambiente.

Ai dirigenti dei circoli, fondatori degli stessi. Per conservare la memoria e cominciare a scrivere la storia delle nostre associazioni.

Le interviste sono in limba. La lingua è quella del paese d’origine di ciascun invitato. Lo scopo è quello di rappresentare tutte le varietà della lingua sarda (lugudorese, campidanese, nuorese, gallurese) con le specificità dialettali di ciascun paese; dal progetto non sono ovviamente escluse le varietà alloglotte parlate sull’isola (tabarchino a Carloforte e Calasetta e catalano ad Alghero). Oltre a dare visibilità allo straordinario patrimonio antropologico e linguistico custodito dai sardi della "diaspora" si potranno anche verificare alcune peculiarità del sardo parlato fuori dalla Sardegna. E’ infatti lecito chiedersi se i parlanti, venuti a contatto con le varietà dialettali italo romanze o, anche, con le lingue europee di maggiore diffusione (tedesco, inglese, francese, spagnolo, fiammingo, subiscano influssi o conservino meglio la loro varietà originaria. Prime indagini sembrerebbero dimostrare che, in alcuni contesti sociali ben definiti, le parlate sarde si mantengono abbastanza salde anche in emigrazione e, spesso, non partecipano alle innovazioni (soprattutto lessicali) che le varietà linguistiche dell’isola hanno recepito negli ultimi decenni. Particolarmente interessante è verificare quanto le varietà sarde siano parlate dalle seconde generazioni. E’ possibile per i figli dei sardi recuperare o, anche, acquisire naturalmente il patrimonio linguistico dei loro genitori? Alcuni esempi, ben specifici, sembrerebbero confermare in senso positivo questa possibilità, ma ulteriori indagini sono comunque necessarie. Altro fattore importante, tutt’altro che trascurabile, vista la lunga diatriba sulla standardizzazione del sardo che si trascina ormai da tempo immemorabile, è la capacità dei sardi della diaspora di continuare a utilizzare le loro varietà native nel rispetto della diversità. I sardi fuori dall’isola sono un esempio assai efficace della sostanziale infondatezza del "mito" basato sulla presenta inintelligibilità fra le varietà linguistiche sarde: per i sardi lontani dalla Sardegna "sa limba" (in tutte le sue varietà) è presto diventata uno strumento di identità forte che ha comportato una maggiore capacità di ascolto e confronto tra i conterranei, anche dal punto di vista linguistico.

Il responsabile del progetto è il presidente della FASI, Tonino Mulas. L’organizzazione è a cura dei dirigenti dei circoli sardi, che fanno attività di volontariato e che non percepiscono alcun compenso se non a titolo di rimborso spese. Questo è il valore aggiunto dell’intervento culturale, da sottolineare e da tenere in considerazione anche relativamente ad una certa elasticità nella modulazione dei tempi e della realizzazione. La FASI in questa prima fase organizzativa ha provveduto a sensibilizzare i dirigenti dei circoli sull’importanza del progetto. I circoli attualmente si stanno attivando e quanto prima provvederanno a inviare una rosa di possibili soggetti da intervistare. Il progetto prevede la raccolta di 3 interviste, rivolte ad un anziano, una donna o un giovane, uno dei dirigenti fondatori del circolo, per 60 circoli sardi. Complessivamente vengono trattate 180 interviste, con una ipotesi di almeno 30 minuti ciascuno per almeno 90 ore di registrazione.

Il progetto prevede: un comitato scientifico di almeno 5 esperti; un seminario di preparazione per la costituzione di un pool di intervistatori e di redattori; la raccolta delle interviste; la trascrizione di un campione di interviste; l’archiviazione degli originali; la masterizzazione su dvd o altro supporto magnetico; la conferenza di chiusura che illustra i risultati del progetto. Il comitato scientifico è stato già formato ed è composto da: Simone Pisano, ricercatore dell’Università di Pisa, glottologo; Bachisio Bandinu, antropologo, psicanalista; Paolo Pillonca, giornalista, scrittore, esperto di poesia e letteratura in limba; Pasqualina Pira, insegnante scuola superiore a Parma, esperte questione femminili; Giovanni Cervo, esperto video e informatica.

Le interviste saranno effettuate presso la sede dei circoli dei sardi. Durante l’intervista saranno raccolte le informazioni biografiche sull’intervistato, sulla sua famiglia, il suo lavoro, la sua vita sociale. Il materiale raccolto verrà analizzato dal Comitato Scientifico che sceglierà la parte più significativa da trascrivere, tenendo conto delle varianti linguistiche presentate. Il materiale sarà a disposizione del sito della Regione sarda http://www.sardegnamigranti.it/ e di coloro che ne faranno richiesta per studi e ricerche. La FASI si riserva di poter pubblicare parzialmente o interamente il materiale o di produrre supporti informatici o altro da utilizzarsi come materiale culturale per le iniziative organizzate dai circoli.

I tempi del progetto:

30 dicembre 2008, completamento selezione intervistandi

30 aprile 2009, completamento della raccolta delle interviste

15 settembre 2009, completamento delle trascrizioni dei brani di interviste

30 settembre, conferenza di chiusura che illustra i risultati del progetto.

Simone Pisano

 

TANTE INIZIATIVE SVOLTE. TANTE ALTRE DA SVOLGERE PENSANDO ALLA SARDEGNA

L’ULTIMO CONSIGLIO NAZIONALE DELLA F.A.S.I. PER IL 2008

Si sono ritrovati a Milano per l’ultima volta in questo 2008, i Presidenti e i delegati dei circoli sardi dell’Italia della FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) per il Consiglio Nazionale. E’ stata l’occasione per chiudere il cerchio facendo un bilancio delle attività di quest’ultimo anno vissuto fra innumerevoli iniziative che hanno promosso a 360 gradi l’immagine della Sardegna. E’ quanto affiorato nella mattinata di lavori coadiuvati egregiamente dal Presidente della FASI Tonino Mulas. Un quadro della situazione che disegna un mondo dell’emigrazione sarda organizzata, sempre in fermento, seppur fra mille difficoltà di diversa natura. Ma è la caparbietà e il desiderio di riuscire che contraddistingue il sardo. E con questa premessa, sono state tantissime le proposte portate alla conclusione nelle quasi 70 città che ospitano un sodalizio isolano. L’incontro di Milano è stata l’occasione per menzionare quanto è stato fatto e quello che si potrebbe fare nel 2009 per la Sardegna. Spazio quindi ai progetti già svolti, con le iniziative nei circoli per: il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi; il ricordo dello scrittore Giuseppe Dessì; il teatro su Antonio Gramsci; lo stesso Gramsci a 70 anni dalla sua scomparsa; l’identità e l’autonomia della Brigata Sassari; la mostra su Francesco Ciusa; la promozione del cinema isolano; i progetti promozione della Sardegna a Milano e a Genova; i giovani della FASI e il circuito musicale con le nuove band sarde denominato "Brinc@"; il ricordo della figura di Giommaria Angioy; S’Annu de sa Limba; le mostre di Pino Melis e Marius Ledda; il concerto nei due continenti di Eliana Sanna; il convegno internazionale sulle Donne in Emigrazione. Anche per il prossimo anno, le proposte messe in cantiere sono davvero numerose: il concorso dei cortometraggi sull’emigrazione; la mostra dello scultore Albino Manca a Roma; il progetto su La Maddalena per uno scenario di sviluppo sostenibile; la rassegna di scrittori sardi legati in un certo qual modo alla figura di Grazia Deledda; la rassegna sui prodotti di eccellenza; la "Sardegna di ieri e di oggi" – immagini nel tempo in collaborazione con la RAI regionale; convegni in ricordo di Antonio Pigliaru; la mostra sulla decoratrice e pittrice Edina Altara; convegni sulle radici del pensiero autonomista e del dibattito politico contemporaneo. Infine il progetto denominato "Mannigos de memoria in limbas dae su disterru": una raccolta di interviste, attraverso supporti digitali, videocamera e registratori rivolte ai sardi emigrati. Il piatto forte della mattinata milanese è stato proprio un "assaggio" di come impostare questo tipo di lavoro, con una simulazione d’intervista fatta da Paolo Pillonca, giornalista tra i più apprezzati in Sardegna all’antropologo Bachisio Bandinu, intervenuti per l’occasione. Un momento di grande intensità emotiva ha coinvolto i presenti nell’ascoltare racconti d’emigrazione in limba di due personaggi che hanno fatto e continuano a fare la storia culturale della Sardegna. Al Consiglio Nazionale della FASI, è intervenuto anche Filippo Soggiu, Presidente Emerito della Federazione e responsabile del Settore Trasporti. Soggiu ha così disegnato un quadro relativo al mondo dei trasporti e alle prospettive per il 2009 su come viaggiare da e per la Sardegna, utilizzando le possibilità di ottenere degli sconti con il "canale" dell’agenzia Centro Servizi FASI – Eurotarget Viaggi, anche in virtù delle nuove norme della "continuità territoriale" e delle convenzioni con i vettori del trasporto.

Massimiliano Perlato

 

CONCORSO PER LA PRODUZIONE DI CORTOMETRAGGI SULL’EMIGRAZIONE SARDA

PROMOSSO DA REGIONE SARDEGNA, SOCIETA’ UMANITARIA E F.A.S.I.

E’ al via il "concorso internazionale per la produzione di cortometraggi riguardanti il fenomeno dell’emigrazione sarda". Il progetto è stato proposto direttamente dal mio assessorato, con il supporto organizzativo della FASI e la collaborazione scientifica della Società Umanitaria / Cineteca Sarda. Dopo la Conferenza di aprile, che è stata un’occasione importantissima, oltre che emozionante, per incontrarci e conoscerci, stiamo pensando alla programmazione di attività volte a favorire il più possibile l’informazione e la conoscenza del mondo dell’emigrazione, ricco di identità e di valori solidaristici. La documentazione cinematografica è uno strumento importante dal punto di vista artistico, oltre che dal punto di vista storico. Vi prego, quindi, di diffondere questo bando di concorso tra gli emigrati e in particolare tra i giovani sardi di seconda e terza generazione professionisti del settore o anche amatori, per raccogliere il numero più alto possibile di "soggetti" o sceneggiature". I primi tre premiati realizzano i loro filmati. Questi film proiettati in Sardegna serviranno a far conoscere meglio la realtà dell’emigrazione anche nell’isola. Mi impegno fin d’ora a mettere a vostra disposizione i dvd con i film premiati in modo che possano essere conosciuti e usati come strumento d’iniziativa nei vostri circoli, inseriti nelle rassegne di cinema e documentari della Sardegna che siete soliti programmare.

Romina Congera

 

 

GRANDE PARTECIPAZIONE ED ENTUSIASMO A MILANO PER L’INIZIATIVA DEL "CSCS"

IX CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA IN LINGUA SARDA

Dedicato a Francesco Mereu (Merù). La IX edizione del Concorso internazionale di Poesia Sarda promosso dal Centro Sociale Culturale Sardo ha ancora una volta confermato quanto sempre più alta e crescente sia la passione per la poesia in limba, trascritta in tutte le sue espressioni e diversificazioni linguistiche, dal logudorese al campi
danese, dal nuorese al gallurese al tabarchino, dall’algherese, al sassarese e così via. Le poesie sono arrivate dalla Sardegna e da tutta l’Europa, ma qualcuna anche da oltreoceano. Hanno partecipato circa 100 poeti che ringraziamo per la loro costanza e generosità, per il contributo che danno non solo al nostro concorso, ma alla poesia e al patrimonio linguistico per conservarlo e rinnovarlo. Accanto ai poeti più conosciuti e tante volte premiati in Sardegna, a Milano e altrove, si fanno avanti nuovi poeti e soprattutto poetesse e questa credo sia una nota di rilievo, tanto più che i primi premi di questa edizione sono andati a due donne. La presenza femminile arricchisce, le giù intense tematiche, di una sensibilità e di un colore diverso, spazia con musicalità profonda nei versi d’amore, nella satira, nel lavoro e nell’impegno sociale, con intimo e delicato convolgimento. Difficile rendere in italiano la pienezza e l’armonia di frasi o concetti scritti in lingua originale che ti colpiscono dentro, perché in ogni semplice parola o in un verso c’è l’accezione di un mondo vissuto che evoca visioni ed emozioni. Possiamo ritenerci soddisfatti della qualità delle poesie, del lavoro della Giuria e siamo sicuri che ancora una volta, nel Palazzo dei Congressi della Provincia, si è ripetuta la magia di un incontro fatto di amicizia. Abbiamo avuto un ospite speciale, un grande poeta milanese di origine sarda, Franco Loi, una delle voci più originali e forti del secondo novecento, che ha fatto suo il dialetto milanese con cui ama esprimere la propria vena poetica, cogliendo ispirazione da idiomi e gerghi nell’ambito popolare e proletario della città  e del suo hinterland. La IX edizione del Premio, ideato e voluto da Nino Demurtas, viene dedicato a Francesco Mereu, Merù, grande amico e socio del CSCS, che ci ha lasciato qualche mese fa. Tutte le medaglie d’oro e d’argento, ambito premio per i poeti, sono state da lui disegnate, anche quelle di questa edizione che aveva voluto scrupolosamente preparare già lo scorso anno. Nel 1999, per la VI edizione del Premio, aveva fatto parte della Giuria con entusiasmo e passione. Era la prima volta che faceva questa esperienza, sentendosi fortemente onorato di dover scegliere e premiare, le poesie più belle, accanto ad altri giurati di pluriennale esperienza. Scriveva poesie, impressionava la sua memoria, recitava versi di poeti d’altri tempi, raccontava aneddoti ed esperienze con dovizia di particolari spesso ironici e con l’uso accurato della voce per esprimere le caratteristiche del personaggio ed esprimerne le emozioni, integrando la verbalità con la gestualità, con vere e proprie abilità di attore. Anche in occasione della premiazione saliva su questo palco per recitare qualcosa e dire la sua. Per lui eravamo tutti "amore", ma anche lui per noi tutti, che gli volevamo bene era "amore". La cerimonia del 23 novembre è stata anche un’occasione per ricordare Remundu Piras, morto 30 anni or sono e considerato, a tutt’oggi, il più importante poeta estemporaneo in lingua sarda e Peppino Marotto una delle voci più importanti della Barbagia, sindacalista, poeta, scrittore e cantante, conosciuto e amato in tutta la Sardegna. Abbiamo posticipato di un anno questo premio perché è sempre più difficile reperire i fondi per portarlo avanti, ma per noi è un appuntamento irrinunciabile perché si tratta della nostra cultura, della nostra identità da salvaguardare e da rinnovare, nel continuo confronto con i tempi e perché è uno dei concorsi più seguiti ed apprezzati per la puntualità dell’organizzazione, per l’alta professionalità della Giuria che nell’arco degli anni ha visto l’avvicendarsi di studiosi ed esperti di lingua sarda, docenti universitari, scrittori, poeti e soprattutto e semplicemente per l’arte ed il messaggio della Poesia.

Pierangela Abis

 

LA PRESENZA ISTITUZIONALE NEL PALAZZO DEI CONGRESSI DELLA PROVINCIA DI MILANO

GLI ONORI DI CASA DELLE ISTITUZIONI

Un traguardo importante quello raggiunto dal Concorso Internazionale di Poesia in Lingua Sarda, giunto quest’anno alla sua nona edizione, che ha visto nel corso della sua storia partecipare poeti da tutta l’Europa e dalla Sardegna e accorrere da ogni parte un pubblico numeroso e appassionato, attratto dalla straordinaria bellezza di questa poesia e dalla magica musicalità della lingua. Un appuntamento che ha contribuito a mantenere viva e far conoscere ed arricchire la lingua, le tradizioni e la cultura della gente di un bellissima isola, amata e conosciuta in tutto il mondo. Ha contribuito così a raggiungere un obiettivo che, fin dall’inizio del suo mandato è stata tra quelli prioritari della Provincia di Milano: la diffusione della cultura nei suoi molteplici aspetti. Cultura di cui la poesia in lingua sarda è altissima espressione. Per questo sono orgoglioso di sostenere il Premio e augurare al suo presidente, Paolo Pillonca, a tutta la giuria, alla presidente del Centro Sociale Culturale Sardo, Pierangela Abis, al presidente della Federazione Associazioni Sarde in Italia, Tonino Mulas, a tutti i partecipanti, il consueto, straordinario successo. A loro va anche il mio sincero ringraziamento per l’impegno e la passione che hanno sempre mostrato in questi anni nel far conoscere e apprezzare una lingua e una cultura di inestimabile valore. Grazie a loro e a tutti i cittadini dell’area metropolitana milanese di origine sarda, che tanto hanno contribuito alla crescita del nostro territorio. Questa cultura è divenuta patrimonio di tutti.

Filippo Penati

 

IL RESPONSO DELLA GIURIA GUIDATA DA PAOLO PILLONCA: DUE DONNE LE VINCITRICI

SUCCESSI PER TERESA PIREDDA E ANNA CRISTINA SERRA

Il 13 ottobre 2008, si è riunita a Thiesi, la Giuria della IX edizione del Concorso Internazionale di Poesia in Lingua Sarda del CSCS di Milano, composta da: Paolo Pillonca (Presidente), Clara Farina, Simone Pisano, Tonino Rubattu e Giuseppe Soddu (Commissari). Per il circolo di Milano è presente Paolo Essenziale, segretario operativo del Premio. Raccolte le preferenze iniziali dei singoli, lette e valutate le composizioni musicali meritevoli di attenzione, si è giunti all’attribuzione dei riconoscimenti qui di seguito elencati:

SEZIONE NON RESIDENTI

Primo Premio: Teresa Piredda, residente a Perugia con la poesia in campidanese
"As a tenni sa boxi".

Secondo Premio: Giuseppe Delogu, residente a Santa Maria a Monte con la poesia in logudorese "Un’eliche".

Terzo Premio: Mario Solinas, residente a Torino con la poesia in gallurese "Ziu Babbaréddhu Duminicu Mussingjori".

Segnalazioni per: Mario Farru, residente a Montecerboli con la poesia in logudorese "Sa Lughe"; Angelo Monterra, residente a Torino con la poesia in logudorese "Su Cròculu de sa padedda"; Giovanni Arca, residente a Pavia con la poesia in gallurese "Pinseri".

SEZIONE RESIDENTI

Primo Premio: Anna Cristina Serra, residente a Cagliari con la poesia in campidanese "Oi".

Secondo Premio: Giovanni Piga, residente a Nuoro con la poesia in nuorese "E mi naran balente".

Terzo Premio: Giuseppe Tirotto, residente a Castelsardo con la poesia in gallurese "Cumenti unu vistiri".

Segnalazioni per: Sandro Chiappori, residente a Cagliari con la poesia in campidanese "In d’unu lòmburu de ‘entu"; Mariatina Battistina Biggio, residente a Cagliari con la poesia in tabarchino "Cumme’nti sonni de figgetta"; Dante Erriu, residente a Silius con la poesia in campidanese "Ti circu"; Ida Patta, residente a Cagliari con la poesia in logudorese "No mi tocches ancora s’enna!"; Guglielmo PIras, residente a Sinnai con la poesia in campidanese "Podessi".

PREMIO SPECIALE DEL CSCS

Il Centro Sociale Culturale Sardo di Milano ha scelto, per l’assegnazione del premio speciale, la composizione di Luciana Piga, residente a Vado Ligure con la poesia in nuorese "Boches".

Paolo Pillonca

 

LA MANIFESTAZIONE CONTRO LO SFRATTO DEL "CSCS" DI MILANO

IN PIAZZA I SARDI DEL CAPOLUOGO MENEGHINO

Quattro mori, una bandiera che pare comparire ogni volta che in un luogo aperto al pubblico si riuniscono più di dieci persone. Concerti, spettacoli, manifestazioni di piazza, anche partite di campionati stranieri: il vessillo della Sardegna sembra esserci sempre, o quasi, a rivendicare l’orgoglio di un’appartenenza in ogni angolo del mondo. E c’erano, a Milano, a due passi dalla Scala, sotto le finestre del sindaco Letizia Moratti. Una protesta di sardi a due passi dalla Madonnina. Quattro Mori a presidio di palazzo Marino contro lo sfratto del Circolo culturale dalla sede in Galleria Vittorio Emanuele. Erano tanti gli iscritti all’associazione che con le bandiere della Sardegna hanno presidiato piazza della Scala. Una manifestazione per dire no al foglio di via sottoscritto dall’amministrazione milanese per liberare uno spazio per il quale gli emigrati pagavano fior quattrini di affitto. E per attirare l’attenzione a bandiera non basta, c’è voluto anche l’aiuto di una armonica e melodie tradizionali dell’Isola per chiedere al sindaco, Letizia Moratti, la revoca dello sfratto dai locali che si affacciano su piazza Duomo, salotto lombardo che a lungo ha goduto di un’influenza da oltre Tirreno. "Sant’Ambroeus facci la grazia, che Moratti non sia per noi una disgrazia", recitava una frase ben lontana dalla Limba scritta su uno degli striscioni affissi dai manifestanti. E ancora: "Coi tagli ci han preso la mano, via i sardi da Milano", e "Non vogliamo lo sfratto, vogliamo un nuovo contratto".  Sardegna chiama Moratti, quindi. E lo fa usando una lingua che non le appartiene, che forse parlano i figli degli emigrati di prima generazione, per farsi capire. Tanto da arrivare a intonare un "O mia bela Madunina" con il testo modificato, alla quale si chiede "Diglielo tu alla tua Moratti, che non ci deve sfrattare". Il Centro Sociale Culturale Sardo di Milano ha ricevuto lo sfratto dalla sede storica di Via Ugo Foscolo senza alcun’altra proposta di sede alternativa. «Chiediamo al sindaco Moratti e a tutto il Consiglio Comunale», recita un comunicato, «che venga revocato e che si apra subito una trattativa per trovare una soluzione. Il CSCS non è un corpo separato, ma una importante istituzione culturale della città di Milano.  Il Centro paga un affitto di 80mila euro annui al Comune di Milano, ma dal 1980 ad oggi ne ha spesi oltre 90mila per la ristrutturazione e la manutenzione. Oggi, si legge in una nota polemica, «paghiamo un affitto di 396 euro a mq. l’hotel a 5 stelle in Galleria ne paga la metà».

 

LA SOLIDARIETA’ DEI CIRCOLI SARDI DELLA LOMBARDIA

CONTRIBUTI PER GLI ALLUVIONATI DEL CAGLIARITANO

Martedì 2 Dicembre 2008, una delegazione dei circoli Sardi della Lombardia composta da alcuni Presidenti si incontrerà, con il Parroco don Battista della parrocchia di FRUTTI D’ORO comune di Capoterra, per la consegna di un piccolo contributo ad alcune famiglie del luogo. I circoli sardi FASI (Federazione Associazioni e Circoli Sardi In Italia) della Lombardia, hanno vissuto con apprensione e solidarietà il dramma dei corregionali coinvolti nell’alluvione dello scorso ottobre, l’intervento delle istituzioni e delle associazioni di volontariato hanno agevolato  la ripresa quotidiana della vita e dell’attività di ricostruzione e del lavoro, sappiamo che tutt’ora vi sono delle situazioni di disagio, pertanto il contributo donato dai soci dei circoli, verrà consegnato da una delegazione di presidenti dei nostri circoli, ad alcune delle famiglie particolarmente bisognose del comune
di Capoterra.
Antonello Argiolas

 

MARIA AUSILIA FADDA, OSPITE DEL CIRCOLO DI MILANO

LE FONTI, I POZZI SACRI E IL CULTO DELL’ACQUA IN SARDEGNA

In genere si parla di preistoria quando gli uomini che ci hanno preceduto in questa terra non hanno lasciato nulla di scritto, da qui la difficoltà di immaginarsi come vivevano le giornate, che valore dare ai monumenti che ci hanno lasciato, alle statue, ai bronzi, ai pozzi squadrati di acque pronte a baciarsi nei pleniluni d’estate. E’ pur vero che dei nostri antenati nuragici, che è di loro che andiamo narrando, altri popoli hanno scritto, descrivendo però inevitabilmente i loro comportamenti in quanto tali, pessiquedi, senza la possibilità di accedere alle motivazioni profonde che li determinava. E allora tocca agli archeologi dare vita di romanzo alle opere che vanno scavando: interpretare quei cocci, quelle torri di pietra di inverosimile pondo, quelle grotte scavate a rifugio di fata. Oggi è Maria Ausilia Fadda, direttrice della Soprintendenza dei beni archeologici di Nuoro, che si cimenta in quest’azzardo interpretativo e la scelta del tema che intende trattare :" Le fonti, i pozzi sacri e il culto dell’acqua in Sardegna" è di quelli che colpiscono al petto ogni sardo che si rispetti, fatto sta che al circolo sardo di Milano non c’è più spazio neanche per le sedie che si è dovuti andare a chiedere in prestito ai "lumbard" che abitano di fronte. Della Dottoressa Fadda dirò solo che insegna lettere nei licei sardi, che ha un curriculum infinito di pubblicazioni visto che ha curato lo scavo di centonovanta siti in Sardegna e che è un a donna solare di bellezza e sapienza, che sono come è noto doti che fanno innamorare chiunque e mi sento di dire (sommerso dal clima di imperante lassismo morale) maschi e femmine che siano. Intanto perché lei parla prevalentemente di acque, e che l’acqua sia strettamente imparentata con la vita già lo intuirono i Nuragici semplicemente osservando l’imbiondirsi del grano in Campidano, più folto e abbondante quando le piogge bagnavano la primavera, o più semplicemente prendendo atto che la sete, per uomini ed animali, deve essere calmata al pare della fame, se si vuole continuare a vivere la vita. Noi moderni che abbiamo mandato per lo spazio i satelliti a fare foto di tutto si sa oramai che la Terra andrebbe a chiamarsi più opportunamente "Acqua", che i mari la sommergono per tre quarti, che le cellule componenti i nostri corpi sono acqua in percentuale anche maggiore, che è in mare d’acqua che nuota il feto prima di uscirsene piangendo a respirare aria  anche lui. Quindi è col sacro che ha a che fare la molecola magica che tutti ci determina, e ancora oggi i fisici che aspirano al Nobel si perdono in interpretazioni azzardate ricche di legami a idrogeno e macromolecole, per tentare di spiegare il comportamento chimico-fisico di questo composto capace di cristallizzare in nove diversi sistemi cristallini, di mutarsi in vapore e ritornarsene al suolo in distillato di pioggia o in chicchi di grandine o ancora in fiocchi nevosi, a miliardi di miliardi mai uguali l’uno con l’altro. E allora pei Nuragici l’acqua sgorgante dai pozzi era sacra E di quei pozzi ci parla Maria Ausilia Fadda, di santa Cristina: una sorta di nuraghe rovesciato, formato da blocchi di pietre squadrate messe in opera con la tecnica dell’incastro alternato. O di "Su Tempiesu", scavato da Lilliu nel ’53, il pozzo circondato da una sorta di andito con panchine di pietra, con una fossetta di decantazione che fa sì che lo specchio d’acqua rimanga sempre limpidissimo. Riscavandolo lei ( e ci fa vedere le foto in cui giovanissima era ancora più bella) seguendo il rivolo d’acqua che usciva dal pozzo principale (destinato ai sacerdoti ed ai capi) ne ha trovato un altro in cui erano ciondoli e collane e bronzi. Bronzi votivi che venivano prodotti in serie giusto per essere offerti nei luoghi di culto. Prodotti col sistema della "cera persa" dal 1330 a.C. fino a tutto il settimo secolo sempre a.C. Bronzetti con organi sessuali in bella evidenza, e con in testa "bonette" che sembrano usciti dai negozi del centro di Nuoro. E la roccia vulcanica usata a costruire il tempietto trasportata dalla Baronia e da Oniferi. E a Fonni ha scavato l’unico acquedotto sardo, vicino al passo "Corr ‘e boi", con le canalette ricoperte dalla trachite fatte venire da Ottana, e da Ardauli. Ma da dove veniva l’ambra che si rinviene nei pozzi sacri sardi visto che questa resina fossile non esiste nella nostra isola? Quei vaghi di collana ne hanno fatta di strada, dai paesi Baltici fino al polesine, dove veniva scambiata, con cosa ancora non è ben chiaro. Questo "electron" in greco era elemento preziosissimo, legato dice sempre la Fadda al mito di Fetonte, la cui disgraziata sorte aveva generato le lacrime delle sorelle, gocce d’ambra appunto. Lo storico Solino parla delle acque che fuoriescono come luoghi purificatori, usati per riti ordalici dai nuragici, con il presunto reo che veniva immerso nella fonte i cui residui solforosi potevano accecarlo, decretandone così la colpevolezza davanti al popolo tutto. Questi nuragici tanto bellicosi nei bronzetti votivi ci hanno lasciato però testimonianze di un vissuto di pace, se passate per Oliena andate a Gollei, nella valle di lanaittu, la valle del Cedrino, e vi troverete immersi in un museo a cielo aperto: con trentasei nuraghi scavati e mai che se ne sia trovato uno a uso bellico. Le capanne costruite tutte intorno a un cortile, in una di esse ancora un incredibile ambiente circolare, con teste d’ariete, un sedile, un bacile. Allora in Sardegna c’era un villaggio ogni 4 chilometri quadrati e un nuraghe ogni otto, il villaggio di almeno duecento capanne con circa ottocento abitanti. Molti paesi di Marmilla non arrivano, oggi, a queste cifre. E i nuragici di allora avevano una vita spirituale intensissima, certo anche in quel periodo i "ricchi" potevano permettersi bronzi di culto diversi da quelli che venivano prodotti in serie per i meno abbienti: ce ne sono di quelli che riproducono donne vestite molto semplicemente, i maschi diversamente , specie se guerrieri, vestono in modo molto ricercato, sono molto più vanitosi! Ce ne è uno che offre un cervo alla divinità acquatica, con il suo cane da caccia. Nei pozzi si trovano asce di bronzo, anche questo è roba da ricchi se già in Omero, in onore di Patroclo morto, Achille ne promette ben dieci ad uno dei vincitori dei giochi che dovevano dare lustro al defunto. E anche al tempio di Carcaredda, in Ogliastra, si sono trovati spade, asce, collane d’ambra. Come al "Romanzesu" di Bitti, in cui l’acqua captata veniva canalizzata in vaschette e poi in un bacino gradinato. Vicino quattro templi a megaron ( come nei micenei) di cui uno trasformato in cenotafio, in cui si sono trovati puntali di lancia e vaghi d’ambra in grande quantità, utilissimi per la datazione, e paste vitree di derivazione fenicea. Nella capanna centrale dello "sciamano" migliaia di ciotoline di quarzo rosso. E ancora a "Sos Nurattolos" ad Alà dei Sardi o al tempio di "Domu ‘e Orgia" a Estersili , e come non andare a vedere il Megaron di "S’arco e is forros"
di Villagrande Strisaili ,per non parlare di "Serra Orrios" a Dorgali. Insomma è la Sardegna tutta che è grandissimo museo a cielo aperto e questo filo rosso che lega nuraghi trilobati a pozzi sacri e tombe di giganti sembra fatto apposta per tessere un percorso per visitatori di qualità, diciamo pure per turisti che vogliano farsi meravigliare da un popolo preistorico unico, che parla oggi con la voce sciamanica di Maria Ausilia Fadda, archeologa in Nuoro.

Sergio Portas

 

LE MANIFESTAZIONI DEL CIRCOLO "MONTANARU" DI UDINE

FRA CONVEGNI E FOLKLORE

Continua la collaborazione tra il Circolo dei Sardi Montanaru di Udine e le Associazioni Culturali che operano nel territorio. Nell’ambito del Simposio Internazionale di Scultura di Reana Del Rojale organizzato dal Circolo Culturale il "Faro", dove ha partecipato lo scultore Mauro CABRAS di Sant’Antioco, si è tenuta la rassegna "Il Friuli incontra la Sardegna -Due Regioni a confronto" che ha visto intellettuali e artisti sardi e friulani confrontarsi in due interessanti manifestazioni. Nella prima serata il Professor Raimondo Zucca dell’università di Sassari e la Professoressa Silvia Blason hanno presentato il convegno "Aquileia e Forum Traiani città Romane a confronto". Nella seconda serata il pubblico ha potuto apprezzare le sonorità di Dario Zampa (musicista friulano) e soprattutto dei TENORES DI BITTI di Daniele COSSELLU. Il gruppo isolano, in Friuli grazie all’interessamento del Circolo Sardi Montanaru e del suo Presidente Domenico Mannoni, ha incantato i presenti con i suoni ancestrali e i canti tradizionali della Sardegna. Inoltre gli ospiti hanno potuto apprezzare i sapori di Sardegna con la degustazione dei prodotti enogastronomici.

Raffaella Corrias

 

MOSTRA DI AURORA PINTORE ALLA CASCINA GRANDE DI ROZZANO

L’ARTE DELLA FOTOGRAFIA

Aurora Pintore, fotografa-pittrice di origine sarda residente a Basiglio Milano Tre, dopo la recente esperienza espositiva al Cinema Teatro Fellini ha consolidato il rapporto collaborativo con la Fondazione Rudh (cultura – tempo libero – partecipazione) di Rozzano; dal 10 dicembre 2008 al 6 gennaio 2009 propone una mostra, titolata L’ARTE DELLA FOTOGRAFIA, nelle strutture della Cascina Grande (Galleria Rudh). L’artista, da sempre convinta sperimentatrice creativa di nuove forme espressive figurative e attenta osservatrice di oggetti e soggetti, attinge nei percorsi di conoscenza esplorati in diversi tempi e luoghi con la mediazione delle irrinunciabili possibilità offerte dall’evoluzione della tecnica di ripresa digitale ed elaborazione-intervento sugli scatti originali, attraverso degli innovativi programmi al computer, che sviluppa con risultati di alta maestria. Il mondo svelato dall’obiettivo di Aurora Pintore -con una carrellata di click che sempre più appassionano per originalità, atmosfere e profondità emozionali catturate talvolta da scatti realizzati in situazioni casuali- ha fonte d’ispirazione e interesse negli ambienti naturali, nei paesaggi di Milano, Venezia, Rozzano, Basiglio e nella ritrattistica; esempio simbolo è il ritratto biografico, realizzato con tecnica mista, in omaggio alla rappresentativa figura del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Di rilevanza le attualissime foto che documentano le recenti manifestazioni studentesche milanesi in Piazza del Duomo. Il 2008 è anche l’anno europeo del dialogo interculturale. E proprio in questo contesto, nel segno delle pluralità ed ampio senso di universalità, sono proposte e vanno lette alcune foto realizzate nel mondo arabo; immagini di informazioni oggettive di enorme valore e bellezza che la Pintore offre per favorire il contatto e conoscenza tra culture diverse. Dunque l’eco di un messaggio, che al di là delle diversità dei popoli, và in direzione di nuovi legami nella valorizzazione delle specificità. I motivi di richiamo ed interesse per questa mostra sono svariati e rivelano il visibilmente percepibile silenzioso mondo della fotografa sarda.

Cristoforo Puddu

TEATRO A TORINO CON IL GRUPPO "NOSU IN PARI" DEL CIRCOLO "KINTHALES"

SU SINDIGU DE BIDDA MIA

Il gruppo teatrale "Nosu in Pari" del circolo degli emigrati sardi di Torino, "Kinthales", ha presentato con una farsa in tre atti di Gypo Ruvetti, la commedia in limba "Su sindigu de bidda mia". Promotrice e regista è Luisa Pisano. L’avvenimento, presso la Sala del Teatro Murialdo in piazza Chiesa della Salute è stato presentanto da Maria Grazia Alfarone e Alberto Pisano. La commedia in dialetto campidanese e italiano,tra lazzi e colpi di scena, rappresenta uno spaccato della Sardegna degli anni sessanta. La vicenda si svolge a Pietrasecca, un immaginario paesino del cagliaritano. Un consiglio comunale un po’ sgangherato sorretto da personaggi un pochino strampalati. Un vicesindaco burlone ,un sindaco avaro e bugiardo che ha promesso di lasciare tutti i suoi averi al consiglio comunale. Licu scopre per caso che il sindaco non ha intenzione di mantenere la promessa e approfittando della sua ingenuità organizza uno scherzo insieme a Pasquale, venditore ambulante di stoffe napoletano. Alla scoperta dell’inganno il sindaco si ricrede, ma anche Licu deve ricredersi, perché in qualche modo l’inganno gli si rivolge contro. L’unica cosa da fare è quella di far ritornare l’armonia e la gioia tra tutti, danzando e cantando spensieratamente. Tutti sardi gli interpreti: Ignazio Molia, Silverio Molia, Rina Cannas, Vincenzo Sabiucciu, Gilberto Murru, Luciano Cannas, Nicola Silvestri, Antonietta Carboni, Luisa Pisano, Maria Molia, Angelo Carucci.

Pier Ausonio Bianco

IL CICLO "LEZIONI DI CINEMA" DEL CIRCOLO "SU NURAGHE" DI BIELLA

"I PROTAGONISTI" DI MARCELLO FONDATO

Nel 1968 fu prodotto "I protagonisti", film che segna il passaggio alla regia dello sceneggiatore Marcello Fondato, girato in Gallura, precisamente a Tempio Pausania ed in altre località della Sardegna. Lo sguardo critico dell’autore si rivolge verso un certo cinismo diffuso nell’opinione pubblica italiana di estrazione borghese, di fronte a determinati eventi. Il soggetto è incentrato sulle vicende di cinque turisti continentali alla ricerca di nuove emozioni, i quali, in modo del tutto insolito, penetrano nel cuore della Sardegna per contattare un famoso bandito che commercializzava la sua condizione accettando incontri a pagamento. I cinque turisti continentali, giunti in Sardegna, riescono a mettersi in contatto con il bandito. Proprio durante l’incontro, il latitante è raggiunto dalla polizia: inizialmente la situazione eccita i turisti, ma quando l’inseguimento rischia di sfociare in tragedia e Taddeu è costretto a fuggire, questi segnalano alle forze dell’ordine la direzione in cui l’uomo si è diretto. Durante la sparatoria muoiono due poliziotti ed un altro bandito, mentre Taddeu resta gravemente ferito. La notizia viene evidenziata dalla televisione, che definisce i turisti "protagonisti" della drammatica vicenda. Il film è stato presentato da ANTONIO PUSCEDDU, nato a Biella nel 1970 da Zelino e Giovanna, immigrati all’inizio degli anni ’60 da Villanovaforru (Cagliari), come tanti in quegli anni, in cerca di lavoro. Convive con Cinzia da cui ha avuto tre figli: Lorenzo, Francesco e Alessandro. Diplomato all’Istituto Tecnico per Geometri "Vaglio Rubens" di Biella, dopo il servizio militare (artigliere a cavallo) si iscrive all’Istituto Superiore di Educazione Fisica (ISEF) per via della sua grande passione: lo sport, la pallacanestro in particolare. Già da giovane, Antonio si mise subito in mostra nel panorama sportivo biellese, per le sue grandi doti fisiche e tecniche, prima con le squadre giovanili e poi nel Biella Basket in serie C.  Successivamente Antonio decise di "migrare" fuori Biella andando a giocare prima a Cigliano (serie C) e poi a Vigliano Biellese (serie D), concludendo la sua carriera cestistica nel 2002. Rimasto sempre "nell’ambiente" fonda una società di pallacanestro nel suo Paese di residenza, l’ASD Basket Ponderano, di cui è presidente ed allenatore, gestendo, insieme ai suoi collaboratori, uno dei più floridi vivai del Piemonte. Nel 1996 vince il concorso pubblico indetto dal Comune di Biella per Geometra alla Divisione Tecnica. Viene assegnato all’Ufficio "Parchi-Giardini e Arredo", maturando in questi anni una grande professionalità e distinguendosi per le sue capacità progettuali. Tutte le aree verdi nell’ultimo decennio a Biella sono passate dal suo "mouse". Citiamo alcune delle sue ultime realizzazioni: skate-park Biella nel Giardino Argo Corona; riqualificazione Viale Matteotti, Viale Carducci, Giardini del Parco Fluviale Urbano in Via Carso e Strada di Gronda; riqualificazione di Piazza del Monte, nuova facciata Piscina Rivetti, Nuraghe Chervu e tante altre. Presente anche nel mondo del volontariato è tecnico di sala nell’ambito delle emergenze di Protezione civile a Biella. Nel 2004 è Assessore nel Comune di Ponderano con deleghe all’Ambiente, Sport, Manifestazioni e Protezione Civile.

Battista Saiu

 

CONCERTO DI FINE ANNO ORGANIZZATO DAL CIRCOLO A.M.I.S. AL TEATRO DELLA "SACRA FAMIGLIA"

"ACTORES ALIDOS" IN ACCOMPAGNATE DA ORLANDO MASCIA

Il Teatro Actores Alidos (che dall’antico logudorese -una delle lingue sarde- significa "teatro di attori che si rinnovano") svolge una costante attività di ricerca e sperimentazione sui linguaggi scenici ed è stato fondato a Cagliari nel 1982 dal proprio regista e direttore artistico Gianfranco Angei e dall’attrice Valeria Pilia. Fin dai primi anni di attività, si impone con importanti attività sia nella produzione di spettacoli che nella organizzazione di manifestazioni culturali. Dal 1985 viene riconosciuto e sovvenzionato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come Compagnia professionale di Interesse Nazionale ed è oggi riconosciuto come Teatro d’Innovazione per la Ricerca e Sperimentazione. L’allestimento e la distribuzione dei propri spettacoli sono sicuramente l’attività principale del TAA che in 25 anni ha prodotto oltre 35 spettacoli, creazioni originali con le quali circuita in territorio nazionale ed extranazionale. La Compagnia è stata ospite di prestigiosi Festival Internazionali in Italia e all’Estero (Portogallo, Spagna, Francia, Lussemburgo, Svizzera, Germania, Danimarca, Belgio, Austria, Polonia, Finlandia, Repubblica Ceca, Albania, Norvegia, Olanda, Gran Bretagna, Irlanda, Egitto, Grecia) dove, in diverse occasioni, è stata unica rappresentante dell’Italia. La Compagnia ha ottenuto importanti riconoscimenti ed è stata vincitrice di diversi premi tra cui il recente 1° premio del Festival concorso Malzhaus di Plauen in Germania, il Premio Maria Carta in Sardegna e si è classificato al terzo posto nel festival concorso Teatro Ragazzi di Padova. Dal 1995 gestisce il Teatro Centrale Alidos a Quartu S. Elena, l’unico teatro attivo nella terza città della Sardegna, che la stessa Compagnia ha ristrutturato nel 2000 dotandolo di un ampio spazio scenico che consente l’ospitalità di spettacoli anche con complesse esigenze tecniche o rappresentazioni di tipo non convenzionale. L’impegno del TAA tuttavia non si esaurisce nei propri allestimenti, ma abbraccia diverse altre attività collaterali che rivestono anch’esse primaria importanza nella vita culturale della Compagnia e del territorio in cui opera. "Canti delle donne Sarde" è un concerto polifonico "a cappella" ispirato alla millenaria cultura Sarda dove le sonorità di cinque voci esplorano i canti tradizionali delle donne sarde a partire dai canti monodici fino ad elaborazioni più complesse come i canti polifonici che erano di competenza maschile. I canti, i cui testi sono tradizionali e alcuni del poeta Paolo Pillonca, sono affidati alla calda voce di Valeria Pilia e alle altre quattro interpreti che conducono lo spettatore in un viaggio fra antiche sonorità perdute, rievocando la quotidianità della vita: così, ai canti d’amore si alternano quelli di preghiera, alle ninnananne seguono versi scherzosi, ai canti di lutto fanno eco quelli delle danze. Il concerto è arricchito dalla presenza del polistrumentista Orlando Mascia, che accompagna e si alterna alle voci femminili con
gli strumenti tipici della cultura isolana: launeddas, sulitu, trunfa e organetto diatonico. Nel 2005 la "Finisterre", una delle più importanti case discografiche italiane di musica popolare, ha prodotto il CD "Canti delle donne Sarde", che si pregia della presentazione di Giovanna Marini. Questo primo lavoro discografico della Compagnia ha suscitato nelle riviste specialistiche europee, attenzione e critiche lusinghiere: la rivista inglese FOLK ROOTS ha inserito il CD nella Top Ten di Maggio 2005, la rivista francese FOCUS MAGAZINE gli ha conferito le "5 Etoiles", la TRAD MAGAZINE il suo "Bravo", la FB-FOLK BULLETIN il bollino "Fbis per la qualità e originalità del prodotto", la SONGLINES THE WORLD MUSIC MAGAZINE le "4 Stars"; è stato inoltre inserito nelle play list di numerose radio internazionali tra cui la BBC.

Carla Cividini

 

CONVEGNO AL "SU CUNCORDU" DI GATTINARA SULLA THALASSEMIA

INTERESSANTI I CONTENUTI ESPRESSI

C’era ancora la talassemia al centro del convegno medico organizzato dall’associazione sarda Cuncordu di  Gattinara. Nella sala convegni di villa Paolotti, il dottor Marco Pandolfi, medico pediatra esperto di ematologia e oncologia, all’ospedale "Fatebenefratelli" di Milano, e il dottor Raffaele Mari, responsabile del reparto di immunoematologia e trasfusionale, dell’ospedale Sant’Andrea di Vercelli, hanno affrontato diversi aspetti legati alla talassemia: prevenzione, cura, trasfusione, donazione di midollo, cellule staminali e stato dell’arte della ricerca e sostegno alla ricerca. Da alcuni anni il Cuncordu promuove un progetto di informazione sulla talassemia, patologia meglio nota come "anemia mediterranea" (una malattia ereditaria caratterizzata da un difetto nella sintesi dell’emoglobina, la proteina contenuta nei globuli rossi del sangue, che ha il compito di trasportare l’ossigeno alle diverse cellule del corpo e di eliminare l’anidride carbonica), in collaborazione con la Fondazione nazionale "Leonardo Giambrone" di Sassari, che si occupa di prevenzione e ricerca. Dei contenuti ben espressi e corredati da esempi semplici e chiarificatori che ha portato il dr. Marco Pandolfi, particolare interesse ha riscontrato l’aspetto legato allo stato dell’arte della cura/guarigione della Thalassemia. Alcuni di questi contenuti hanno rappresentato il collegamento con l’esposizione sapiente del dr. Raffaele Mari, che ha valorizzato la necessità di donatori di midollo osseo. In merito a tale argomentazione ha presentato in anteprima la campagna promozione della donazione di midollo osseo organizzata da ASL Piemonte e Regione, che partirà a gennaio 2009, mirata verso la sensibilizzazione nei confronti degli studenti del 4° e 5° anno delle scuole medie superiori piemontesi. In chiusura il presidente Maurizio Sechi, ha espresso la disponibilità dell’Associazione Cundordu a collaborare con l’ASL di Vercelli e con la Regione Piemonte, al progetto sopra esposto, anticipando il convegno del prossimo anno da novembre a marzo – aprile, coinvolgendo le scuole medie superiori del territorio attraverso il Provveditorato agli studi di Vercelli.

Maurizio Sechi

 

INIZIATIVA DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE "DEU SEU SARDU" DI TERNI

CONFERENZA SU EMILIO LUSSU

Il pensiero e l’opera di Emilio Lussu, "strenuo difensore della dignità dell’isola di Sardegna", sono stati il tema di una conferenza che il prof. Marcello Ricci, insegnante di Storia e Filosofia del Liceo Scientifico "G. Galilei" di Terni, ha tenuto nella sede dell’Associazione Culturale "Deu Seu Sardu" di Via del Sersimone 1/I, nella città umbra. La conferenza, che rientra nell’ambito delle attività promosse dall’Associazione "Deu Seu Sardu" per divulgare la conoscenza del pensiero e delle opere delle donne e degli uomini che più hanno contribuito a dar lustro alla terra di Sardegna, è parte integrante di un ricco programma di iniziative culturali e ricreative, rivolto a Sardi e non, atto a favorire l’aggregazione e l’integrazione della gente di Sardegna in Umbria. Essa ha fatto seguito all’incontro sulla vita, il pensiero e le opere di Grazia Deledda, a cura della prof.ssa Alida Nardini, assessore alla scuola e all’università del Comune di Terni. Il prof. Ricci nel presentare la vicenda umana del pensatore e scrittore sardo, ha tenuto particolarmente desti l’attenzione e l’interesse dei presenti commentando i momenti più salienti della formazione spirituale e politica di Emilio Lussu anche attraverso la proiezione di brani dal film "Uomini Contro" ispirato alla sua opera "Un anno sull’altipiano".

Lucia Tanas

 

FOLKLORE AL "DESSI’" DI VERCELLI, PRIMA DELLE FESTIVITA’ NATALIZIE

FABIO MELIS IN CONCERTO

Presso la sede sociale, l’Associazione Culturale Sarda "G.Dessì" ha proposto un concerto di suoni e musiche della Sardegna, del solista Fabio Melis, prestigioso suonatore di launeddas. Diplomato presso il Conservatorio Statale di musica di Adria (Ro), col massimo dei voti, in clarinetto, ha successivamente studiato altri strumenti per poi dedicarsi, quasi esclusivamente alle launeddas. La launedda è un antico strumento sardo, composto di tre tubi muniti di un’ancia, ricorda il clarinetto e il sax, uno strumento che richiede sensibilità particolare e buona manualità. Fabio Melis, concertista di fama internazionale, ha affinato, migliorando al massimo, le modulazioni che lo strumento consente, specialmente dopo aver conosciuto in Olanda il DIDGERIDOO, uno strumento delle popolazioni aborigene molto simile alle launeddas, suonato dal maestro A.Burragubba. L’amicizia con questo suonatore aborigeno di DIDGERIDOO gli è valsa l’acquisizione di una migliore tecnica nell’uso delle launeddas. Nel concerto al "Dessì", Melis ha presentato le seguenti sonate: Intro- Danza; Is launeddas- Ballu; S’Isula; Ballu Campidanesu; A Danza; Ballu cabillu; Nanneddu meu; Non potho reposare.

Gian Paolo Porcu

 

SERATA INFORMATIVA PRESSO IL CIRCOLO "COGHINAS" DI BODIO

LA PREVIDENZA IN SVIZZERA

Il Circolo Culturale Sardo "Coghinas" di Bodio con la collaborazione del Centro di Competenza per l’Integrazione (CCI) di Bellinzona del Patronato ACLI – Sede di Lugano della Federazione dei Circoli Sardi in Svizzera e con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna ha organizzato una serata informativa inerenti i temi: Nuovo Servizio Integrazione nell’ambito del Centro di Competenza per l’Integrazione (CCI) – Bellinzona e Valli; La Previdenza in Svizzera. I relatori sono stati, il signor Antonio Cartolano quale direttore del Patronato ACLI Sede di Lugano, e il signor Aldo Ragusa quale responsabile del CCI di Bellinzona, che hanno presentato: – l’integrazione nella nuova Legge federale sugli stranieri; – il CCI ed i servizi offerti a tutta la popolazione straniera; – la previdenza in Svizzera (carrellata sulle prestazioni e sulla possibile evoluzione futura). Al termine della conferenza, ogni partecipante ha potuto porre ai relatori domande, offrendo suggerimenti e/o opinioni in merito ai temi discussi.

Michela Solinas

 

DAL BLOG SALUTO DEL COMPONENTE DELLA CONSULTA REGIONALE PER L’EMIGRAZIONE

BUON LAVORO AGLI AMICI SARDI CHE VIVONO IN NUOVA ZELANDA

Complimenti agli amici sardi-neozelandesi. L’approccio mi sembra il migliore, le motivazioni ci sono tutte. Con grande piacere noto dalla foto su www.tottusinpari.blog.tiscali.it che in una "folla" di giovani ragazze (tutte) c’è anche qualche uomo. Esperienza personale di oltre 30 anni, tra i sardi in emigrazione, assicura che una organizzazione / associazione dove primeggiano le donne parte con un grande vantaggio. Sarà merito dell’antica società matriarcale sarda, sarà che (ne sono più che convinto) l’altra "metà del cielo" è più concreta e meno propensa elle chiacchiere ed ai tatticismi, sarà, sarà…. A tutti Voi un augurio di buon lavoro nella certezza che saprete raccontare e presentare la ns. Sardegna nel miglior modo che è quello che viene da uno sconfinato amore per questa meravigliosa isola, così lontana, ma così simile (ospitalità, antica civiltà, "pecore", mare meraviglioso, e quant’altro) che è la Nuova Zelanda. Buon vento a tutti.  

Carlo Lai

UN PENSIERO DAGLI STATI UNITI

SORU SI, SORU NO

Caro Soru, quale cittadino americano, nato e cresciuto a Cagliari, vi confesso che sono molto dispiaciuto per le vostre dimissioni. A meno che questa non sia una manovra calcolata per accelerare le nuove incombenti elezioni del 2009. Oserei dire,  I’m so Soru. Nel senso che io sono uno dei vostri tifosi per ciò che avete fatto internazionalmente quale manager di Tiscali così come per il grande impatto che avete avuto nel mondo della politica, diventando il nostro forte Governatore. In quattro anni avete rinnovato e risollevato la nostra amministrazione e i nostri sistemi informativi, creando anche un archivio digitale. Avete soprattutto messo in atto una legge per proteggere il tesoro rappresentato dalle nostre coste, che serve d’esempio anche fuori dalla Sardegna. Io vi supporto e vi supporterò fino a quando sarete coinvolti in politica, fondamentalmente perché credo negli stessi princìpi di protezione del nostro ambiente e quelli di conservazione e valorizzazione del nostro territorio. Quale sardo emigrato all’estero e spesso in giro per il mondo, io mi sento molto protetto dalla ‘legge salvacoste’  e dalla maniera con la quale lei difende la nostra terra, i nostri monumenti, la nostra cultura. Dovremmo drasticamente passare da una industria chimica giunta ad un binario morto ad una tanto richiesta industria di energie rinnovabili. Dovremmo promuovere, tutto l’anno, un turismo sostenibile relazionato alla nostra natura e cultura, riducendo drasticamente il tasso di disoccupazione. Sempre più sento il bisogno di rientrare a tempo pieno in Sardegna, per aiutare dove posso questo processo, mettendo a disposizione l’esperienza maturata all’estero. Molti dei miei amici non credono nelle sue azioni. Mi attaccano ferocemente quando ripeto il mio slogan ‘Meglio male accompagnati da Soru che’  e cercano di convincermi che lei agisce sempre per interessi personali. Non sono mai stato d’accordo e fortunatamente i fatti parlano in vostro favore. Sarò un ingenuo, ma sono profondamente convinto che il vostro primo obiettivo sia quello di fare il meglio per la Sardegna e per i sardi ed essere ricordato per quello che avete fatto in questi quattro anni come Presidente e quello che (speriamo) farete nei prossimi quattro in Sardegna. Magari come amministratore politico anche in Italia e in Europa in futuro. In questo lei mi ricorda un pochino mio nonno, Luigi Crespellani. Da ragazzino ricordo come ammiravo la sua elegante figura quando divenne Senatore della Repubblica. Ero colpito dal suo forte background culturale e dal suo grande cuore al fianco della gente povera, sempre conservando uno grande stile ed eleganza con i VIP e gli ospiti speciali in Sardegna. Certo era un mondo politico e sociale completamente diverso 60 anni fa, quando nonno aveva lavorato duramente e onestamente come primo Presidente della neonata Regione Sardegna. Avevamo la malaria da sconfiggere e ci stavamo ancora risollevando dalle ferite della II Guerra Mondiale. L’obiettivo principale, allora, era quello di portare l’acqua, le strade e l’elettricità nei paesi. L’agricoltura era la nostra unica risorsa. Oggi siamo chiamati ad una nuova ‘partenza’ nel mondo globale, ed anche se lei  ha un carattere ben differente da Nonno Crespellani, credo sia l’uomo giusto a poterci guidare in questa nuova era. Ovviamente nel gioco sporco che è diventata la politica oggi è impossibile fare sempre bene, specialmente in Sardegna dove l’innovazione procede molto lentamente. Se c’è qualcuno che lo puà fare, questo è lei ! Non mo
lli, tenga il fiato e riparta da capo. Aloha e a si biri. Ma sigumenti mancai  ameriganu  seu prima de dottu unu sardu fieru, e mi seu arrosciu de fueddai ingresu, di ollu nai callincuna cosa in  prusu,  si mi pirmitti Presidenti. Seus connottus cumenti ‘centu concas centu berrittas’. Du prefergiu una conca scetti, chi funzionara beni . cumenti cussa de fusteti, (mancai  pertiazzeddu). Po praxieri,su Presidenti, faeis allestru. Torrandi in s’arena po accabbai sa legislatura o convocai sa prossima elezioni de pressi ki custa borta c’è de si spassai (po no prangi). Cun rispettu.  

Pietro Porcella

 

UN PENSIERO DALLA SARDEGNA

Su un quotidiano che non c’è più, Sardigna.com, ma che è rintracciabile in qualche emeroteca, avevo previsto che i partiti si sarebbero ribellati all’uomo che avevano scelto per guidare la Regione, Renato Soru. Nessuna capacità di preveggenza, ma solo un semplice ragionamento sull’infame legge elettorale che, nel gennaio 2001, il governo di allora, regalò anche alla Sardegna e sulla pavidità del Consiglio regionale che, pur potendo cambiarla, non lo fece. Prevedeva – e continua a prevederlo, visto che neppure in questa legislatura il Consiglio regionale l’ha cambiata – grandissimi poteri in capo al presidente della Giunta, il più importante dei quali è di trascinare nello scioglimento del Parlamento sardo la sua decisione di dimettersi. Fosse chi fosse, il presidente era autorizzato a utilizzare una potentissima arma di ricatto sui consiglieri: se non fate come voglio io, vi mando tutti a casa. Un politico di carriera, naturalmente, avrebbe riflettuto a lungo, prima di attuare una minaccia del genere: i partiti che lo avevano fatto eleggere non l’avrebbero più candidato, e addio carriera politica. Uno che vive di suo, come Soru, avrebbe avuto molte meno perplessità, ragionavo. A quel che raccontano le cronache, Soru ha agitato più volte l’idea di dimettersi e di mandare tutti a casa. Ma per farlo davvero, era necessario aspettare il momento più opportuno: il momento in cui la necessità dei partiti, o di parte di essi, di "difendere la politica" (ovvero di affermare il ruolo dei partiti), si sarebbe fatta più impellente. Il momento è, ovviamente, quello della vigilia delle elezioni. Quello che viviamo. Soru ha ora in mano una carta formidabile: può denunciare, non senza avere buone carte in mano, che egli ha fatto di tutto per governare per il bene dei sardi e che in ciò è stato impedito dai partiti: dal suo ma non solo. In parte perché ci crede, in parte perché sa che "la dissidenza sardesca" ha un ottimo mercato, ha da tempo imboccato la strada non più della vertenza con lo stato ma del contrasto dello stato centralista: lingua sarda, Tirrenia, servitù militari, etc. Credo abbia tutte le informazioni in mano per sapere che con questo centrosinistra le elezioni del 2009 sono perse e perse non per una sola legislatura. Se vuol vincere, deve liberarsi del pesante fardello di un ceto politico litigioso, inconcludente, partitocratico (oggi c’è chi invoca "un ruolo più diretto e robusto della segreteria nazionale", leggi italiana), tutto ciò di cui Soru vorrebbe fare a meno. Una enorme, inconsapevole mano di aiuto gliela hanno data i partiti alleati o parte di essi, i quali ancora increduli si chiedono come abbia fatto a non temere il "tutti a casa". Sa che il pesante giudizio negativo che circola nelle menti di moltissimi sardi nei confronti del suo governo trascinerà anche lui, se continuerà ad esserne il presidente. Di qui, immagino, la sua decisione per ora di annunciare il tutti a casa e domani, forse, di decretarlo. E di presentarsi alle elezioni in compagnia di chi deciderà lui. Si illude così di vincere? Può darsi sia un’illusione. Ma chi conosce solo un poco questa infame legge elettorale regionale sa che basta avere un voto in più delle altre liste per assicurarsi la maggioranza dei seggi in Consiglio regionale. Rispetto ad altri possibili candidati, Soru ha un carta in più: quella credibilità autonomistica – non importa se vera o solo apparente – che altri, pur potendo acquisire, non hanno neppure lontanamente cercato, immaginando che per vincere basti rivolgersi allo stomaco dei cittadini e non anche alle loro passioni. Con tutta franchezza, non auguro né a agli altri né a me, che Renato Soru vinca le prossime elezioni. Certo per via delle sue tentazioni cesaristiche, ma soprattutto perché dietro il cesarismo c’è sempre una concezione accentatrice: che sia la Regione invece dello Stato il centro non cambia granché. Ma vorrei davvero vedere all’orizzonte un’alternativa che sia insieme sardista e liberale. E vedo, invece, un gran disordine che, al contrario di quanto diceva Maodse dung, non è una cosa eccellente.

Gianfranco Pintore

INTERNET SEMPRE PIU’ PADRONE DI QUESTO MONDO TROPPO VIRTUALE

POTERE FACEBOOK

Il mondo si è trasferito su Facebook. Il mondo di internet. Ma non solo. Direi. Lavoro e praticamente vivo sulla Rete da tanti anni. E in tanti anni non ho mai visto un fenomeno del genere. Ci sono tutti proprio tutti. Beh no, a parte quelli che verso tutti i fenomeni di massa hanno un narciso e snobbistico senso di rifiuto… In fondo io ero tra loro, gli snob, sino a poco tempo fa. Mi infastidiva questo continuo ciarlare sulle mirabolanti imprese della piattaforma feisbuc! Il lavoro mi ha "costretto" ad iscrivermi. Dovevo studiarne le potenzialità e da vicino. Da allora mi sorprendo quotidianamente. La Rete e le sue piattaforme hanno sempre creato gruppi, nicchie, piccole reti. Facebook no. Aggrega tutti. Indifferentemente. Non è per giovani, nè per vecchi. Non è per colti nè per smanettoni. Non è per nerds nè per casalinghe. E’ per tutti. Tutti. Indifferentemente. Compagni di classe dimenticati. Fidanzati sepelliti. Cugini rancorosi Il cabarettista locale e il drammaturgo mondiale. Il tuo vicino di casa che mai ti aveva salutato su feisbuc ti regala un pardula alla ricotta! I tizi di quel locale, quel locale che non ricordi mai come si chiama nè loro nè il locale.. eh si ti invitano agli aperitivi, alle feste chiamandoti per nome. E poi tutti scrivono cosa fanno in quel momento o quello che hanno intenzione di fare.. Sto preparando gli spaghetti con le dita nel naso, corro in palestra per poi sedermi, mi guardo allo specchio e mi trovo bello, mi preparo per la messa… Ho anche dubbi che poi escano davvero o preparino gli spaghet
ti. Ornella sei invitata alla festa della Testa nel sacco di iuta! Ornella firma per la zona franca! Ornella quanti minuti pensi al sesso durante il giorno? Come si viveva prima senza conoscere queste preziose informazioni dell’altro? Come portavamo avanti le nostre istanze? Lo hanno inibito da tantissimi luoghi di lavoro. Mentre altri come la Fiat ne sfrutta le potenzialità di divulgazione. Mmmh…ma come mai? ma siamo sempre tutti lì di fronte allo schermo.. Ma prima che facevamo? Sono diventata fan di tantissimi personaggi storici, politici ma anche comici e cantanti.. Mah.. boh non so nemmeno perché. Forse è solo una moda del momento, una cosiddetta tendenza… Però è impressionante. Non feisbuc ma NOI. Anche quelli che per non "mescolarsi" alla massa stanno fuori. Tanto stanno da un’altra parte, in un altro nodo..a fare comunque i voyer.. un po’ come si fa lì.. un po’ guardi un po’ vuoi essere guardato. Tutte normali dinamiche umane trasferite in massa in una macchina. La macchina, si. La nostra protesi emozionale. Come andrà a finire?

Ornella Demuru

 

ASOCIAL CARD

All’inizio ho cercato di resistere, includendo nella lista amici solo le conoscenze effettive. Ma Facebook è subdolo: è strutturato per rendere più complicato rifiutare che accettare, sfoderando il sottile ricatto emotivo delle amicizie in comune. Il fatto che io sia cattolica mi rende una persona geneticamente predisposta a sentirsi sempre in colpa per qualcosa, quindi con me il giochetto ha funzionato alla perfezione: ogni volta che qualcuno mi ha chiesto l’amicizia è stato come se apparisse un disclaimer lampeggiante con la scritta: "Ciao! Con questo perfetto estraneo avete ben sei amici in comune, e quindi scatta la legge degli affetti comunicanti. Ma se non sei d’accordo premi pure il tasto IGNORA, e pazienza se costui dirà alle vostre comuni amicizie che sei una stronza che se la tira." Il risultato è che dopo dieci giorni accettavo cani e porci. Ho poi acconsentito a passare per assente a me stessa, descrivendo i miei status in terza persona come se fossi il personaggio di un romanzo. Ho permesso di rappresentarsi come miei orgogliosi amici a persone che hanno i miei contatti da anni e si sono sempre distinti per l’impegno profuso nel non usarli mai. Ho perso almeno mezz’ora al giorno a negare sostegno alle cause più disparate, rinunciando a capire quale sostanza stupefacente ecciti l’ego di alcuni al punto da convincerli di poter influire sulla crisi del Darfur o sulla salute di Silvio aprendo un gruppo su Facebook. Ho postato foto, note, link e video, facendo finta di essermi dimenticata del fatto che all’atto dell’iscrizione avevo esplicitamente accettato che Facebook potesse sfruttarne l’uso anche commerciale e farne back up, quandanche io li avessi voluti rimuovere. Ho osservato come fosse perfettamente possibile accedere ai contenuti di gente che non mi ha mai inclusa nella sua lista di amici, solo perché qualcuno ci aveva taggato un mio amico. Ho rilevato che comunicando a qualcuno la tua presenza a un evento, automaticamente lo comunicavi anche a tutti i suoi amici, i tuoi amici e gli amici dei vostri amici a cui l’evento sarebbe stato segnalato.  In tutto questo, a me più che altro mancava la cara vecchia discriminazione. È proprio un peccato, perché io adoro la discriminazione, quest’arte nobile è insita nel mio DNA. Passo la giornata a discriminare, e lo faccio ogni volta che scelgo delle cose e ne escludo altre, dosando attenzione e impegno in certe attività per trascurarne volutamente altre, sempre a mia insindacabile discrezione. Discriminare non è mestiere per tutti, ma è riservato a chi è capace di intuire le differenze di senso, coglierne le sfumature e distinguerne i livelli, applicando a ciascuno il giusto schema di interpretazione. L’artigianato della discriminazione richiede pazienza: ci vuole la sottile mentalità del setaccio per distinguere con cura la granulometria delle cose e delle persone a cui vuoi dedicare attenzione. E "sedazzu" non a caso è il soprannome della mia famiglia da quattro generazioni, portato con l’orgoglio di un patronimico anche da consanguinei che non si rivolgono vicendevomente la parola da anni, per precisa e volontaria discriminazione. Su Facebook la discriminazione è impossibile, nessuna distinzione tra intimo e infimo.  Il tuo migliore amico e il compagno delle medie – che hai accettato solo perché non ti andava di rivangare che dall’86 lo avevi volontariamente esiliato dal tuo giro di amicizie in quanto si faceva le pippe al buio durante l’ora di religione mentre la suora mandava le diapositive dei bambini africani – avranno identico accesso alle tue informazioni. Non ci sono livelli di confidenza su Facebook, non ti è permessa nessuna sfumatura: una volta nella tua lista, estranei e intimi diventano destinatari dello stesso flusso di informazioni, ed è normale che con 480 interlocutori simultanei uno non abbia sempre presenti tutte le possibili conseguenze. Questo perverso socialismo degli affetti è molto più grave delle menate sul valore commerciale del database di Facebook, perché nel piccolo è infinitamente peggio non poter esercitare il sacrosanto diritto di discriminare l’intimità, separando le persone di cui davvero ti importa qualcosa dai pur rispettabilissimi conoscenti con cui parlare del tempo che fa a Milano. I setacci su Facebook sono inutili, o hanno maglie tanto larghe che il micron è misura troppo restrittiva. Tutti devono sentirsi speciali per tutti, con il risultato ovvio che nessuno davvero lo è. Non c’è nemmeno la scusa dell’auto promozione, perché se per mandare cento inviti a un evento devo fare cento click, è evidente che il mezzo non è nato per facilitarmi in quello scopo. Quindi ieri i miei due mesi sono finiti, e senza esitazione ho disattivato l’account. Naturalmente prima ho avvisato tutti di questa mia specie di morte sociale, con il prevedibile risultato di innescare uno psicodramma fatto di frasi di commiato surreali ("sono scelte di vita") e di critiche dolenti ("ci hai solo usati come cavie"), il che dovrebbe almeno fare un po’ riflettere sulla rifrazione del senso di parole come "scelte", "vita", "usare" e "cavie" in un posto dove la gente parla di sé in terza persona e il deus ex machina che gestisce il sito diventa padrone anche delle tue foto al mare in bikini.

Michela Murgia

MA E’ LA SOLITUDINE LA MALATTIA DEL SECOLO

E’ la malattia del secolo, forse di sempre: abilmente contraffatta da strumenti come Facebook, Skype, la posta elettronica, il virtuale che sorpassa e in qualche modo danneggia il reale. E’ la solitudine, che senza neanche sorprendermi troppo causa, secondo una ricerca scientifica anche un malessere del corpo oltre a quello, evidente, dell’anima. Pasolini scriveva che "bisogna essere molto forti per amare la solitudine": quando questa non è la compagna di una sera o di un periodo in cui non abbiamo voglia di stare con gli altri o a dirla tutta non ne possiamo proprio più di gente che parla, urla, insiste e non capisce, ma è una condizione perenne e (apparentemente) insolubile che ci si appiccica e non riusciamo a superarla. Mentalmente, e anche fisicamente, è un danno, e una situazione di "intensità e carica devastante, paragonabile alla rabbia o alla sete" dicono gli scienziati. Forse peggio, perché se a una puoi porre rimedio con un bicchiere d’acqua, la solitudine ostinata non è immediatamente interrompibile. I soliti discorsi – la vita alienante nelle città, la frenesia moderna, le angosce per il futuro che ti fanno pensare solo al pane e mai alle rose – lasciano il tempo che trovano, così come gli ammennicoli farlocchi tipo i social network o le chat. Fateci caso: nel mondo virtuale si è tutti improvvisamente più disponibili e simpatici, ma se le stesse persone che ci hanno cercato su Facebook ci incontrano per strada, al supermercato, in un locale, difficilmente si sdilinquiscono come invece è facilissimo fare da dietro un monitor. Forse mi sbaglio, e aspetto smentita (io adoro essere smentita, è un effetto collaterale del pessimismo della ragione). Discorsi vecchi, lo so, e pure un po’ moralisti, ma il problema della solitudine lo vedo spesso anche in chi mi sta vicino, mi addolora molto, non so come porvi rimedio perché spesso, anzi sempre, la disponibilità ad ascoltare deve andare di pari passo con quella a parlare di sé, delle cose importanti però. Sennò è solo opportunismo, oltre che triste (e questa sì irrimediabile) abitudine alla solitudine.

Francesca Madrigali

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Un commento

  1. Dopo aver visitato questo sito non posso che esprimere parole di profonda gratitudine nei vostri confronti e verso coloro che attraverso organizzazioni quali lo sono i circoli, si preoccupano di stare vicino (per rimanere in tema con l’articolo della Madrigali con la quale mi trovo, fra l’altro, perfettamente d’accordo) a tutti i nostri conterranei che si trovano fuori. Cerchiamo di usare internet come mezzo di informazione per costruire non qualcosa di virtuale e effimero, ma splendide iniziative che abbiano concretezza, come questa. Vorrei però fare una piccola osservazione circa la questione sulla “infondatezza del ‘mito’ basato sulla presunta inintelligibilità fra le varietà linguistiche sarde”: che un logudorese faccia ‘fatica’ a interloquire in limba con un campidanese è un dato di fatto. Penso che questa barriera venga superata dagli emigrati per il fatto che, trovandosi a vivere insieme fuori dalla propria terra, scoprano nella lingua e nelle abitudini di vita le proprie radici. Ma credo pure che in un primo momento anch’essi trovino delle difficoltà oggettive. Difficoltà che ho avuto modo di osservare vivendo in Sardegna. Bisogna ‘farci l’orecchio’ come si suol dire… nel senso che, vivendo assieme, ovviamente ti viene poi naturale apprendere il dialetto altrui. Ma la stessa cosa vale per una qualsiasi altra lingua. Se però si prende un nuorese che non ha mai vissuto in Campidano, e lo si mette a parlare per la prima volta in sardo con un campidanese, ciascuno nella propria varietà dialettale, penso che non capirebbe tutto perfettamente; anzi, diciamo che capirebbe poco. Questo posso affermarlo per esperienza, abitando qui. E soprattutto mi domando: se un bambino ha due genitori che provengono da aree linguistiche dell’isola diverse, che parlano quindi due dialetti differenti, che varietà potrebbe imparare?! Non porterebbe un po’ di confusione nell’apprendimento? Forse sarebbe più giusto che impari naturalmente la varietà parlata nel comune di residenza… Tralasciati questi miei dubbi, trovo comunque lodevole e ammirevole (oltre che davvero interessante), il progetto riguardante la lingua sarda: con la speranza che venga recuperata non solo dalle generazioni degli emigrati, ma dagli stessi residenti che spesso e volentieri non si rendono conto del grande patrimonio che possediamo e preferiscono ‘uniformarsi’ al Continente con l’erronea convinzione, ahimé consolidata, che l’insegnamento del sardo già dalla prima infanzia possa poi rivelarsi una sorta di ‘svantaggio’ nell’apprendimento dell’italiano. E non c’è cosa più sbagliata di questa, come il ‘senso di inferiorità’ che comunque da sempre aleggia nella nostra terra nei confronti della penisola…

    Sì, orgoglio sardo, ma mica tanto se poi ci perdiamo nelle cose più importanti e non conosciamo realmente la nostra terra sotto tutti i punti di vista, prendendo veramente coscienza di ‘chi siamo’, della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre stesse differenze interne.

    Penso che scoprire questi circoli, la F.A.S.I, sia utilissimo per gli emigrati, ma penso faccia soprattutto bene agli isolani (come me). Grazie di tutto.

    Auguri di Buon Anno a tutti, ma un saluto particolare a chi vive fuori.

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