Notizia choc: si è dimesso Renato Soru

di Massimiliano Perlato

 

Il presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, si è dimesso perché, come ha spiegato lui stesso, non si governa "se manca la fiducia della maggioranza". Le dimissioni avranno efficacia dopo trenta giorni. Se non saranno ritirate l’assemblea sarà sciolta. Questo è a conti fatti, il riassunto di una tesissima giornata politica in Sardegna. E’ un Soru pacato, determinato che non rinuncia ma piuttosto, prende atto della realtà. La situazione politica in Sardegna era diventata molto tesa dopo che il Consiglio regionale aveva bocciato a scrutinio palese (con 55 contrari e solo 21 a favore) la prima parte di un emendamento fortemente voluto dallo stesso governatore a uno degli ultimi articoli della nuova legge urbanistica, argomento sul quale si erano registrate divisioni e forti contrasti nel gruppo del Pd. Non appena il presidente dell’Assemblea ha comunicato l’esito della votazione, Soru ha lasciato l’aula e si è chiuso con i più stretti collaboratori in un ufficio. La bocciatura della discordia è su una norma transitoria (che specificava le procedure di applicazione del Piano paesaggistico regionale per le zone interne dell’isola) inserita nella proposta di legge urbanistica. Il provvedimento avrebbe dovuto sostituire la vecchia normativa del 1989 per completare il programma di governo del territorio voluto da Soru, cominciato con la legge ”salvacoste” del 2004 e proseguito con il Piano paesaggistico. Per il governatore era una ”parte fondamentale della legislatura”, quella che avrebbe consentito di puntare ad una pianificazione strettamente legata ad uno sviluppo ambientalmente sostenibile per l’isola. Tra gli aspetti caratterizzanti della legge urbanistica, ora di fatto congelata, ci sono: la conferma del divieto di inedificabilità assoluta nella fascia dei 300 metri dal mare; il principio della compensazione con aree o crediti volumetrici per i proprietari di beni immobili da vincolare per rilevante interesse pubblico; gli incentivi per l’utilizzo di materiali non inquinanti e che favoriscano il risparmio energetico; il sistema del silenzio-assenso nelle concessioni edilizie. Renato Soru si dimette da presidente della Regione. Dice basta, ma non alla vita politica. Lo chiarisce subito: «Non è l’ultimo giorno della mia esperienza politica. Intendo andare avanti ed è per questo che prendo questa decisione». Dice basta, spiegherà poi, perché «non sono interessato a governare a tutti in costi ma in un percorso di coerenza e chiarezza: soprattutto in coerenza con il programma di governo con cui mi sono presentato agli elettori». Dice basta, soprattutto, ai ricatti che arrivavano dalla sua stessa maggioranza: più di tutti da quella metà del Partito democratico che dall’ottobre 2007 fa porta avanti una guerra interna esplosa negli ultimi mesi. E’ tornato, Soru, in Aula per annunciare le dimissioni. «Trasmetterò una nota scritta al presidente del consiglio, per l’apporto di chiarezza con cui ho affrontato questi anni verso i sardi, verso il consiglio e verso tutti voi. E perché voglio mantenere salda questa chiarezza e questo legame ai principi e ai valori che hanno ispirato fino adesso questa mia esperienza. Ho servito bene fino adesso, credo, con coscienza e con tutta l’onesta di cui sono capace. Ho servito mettendo al primo posto l’interesse dei sardi e della Sardegna. E credo di servire il loro interesse anche con questa decisione: i prossimi giorni li valuteremo per fare chiarezza, per fare quello che la legge ci impone». A chi gli chiedeva se su quanto accaduto in Aula abbiano pesato anche le frizioni interne al centrosinistra sulla sua ricandidatura, Soru ha risposto: «Non mi posso nascondere. Probabilmente ci sono state questioni che esulavano dal merito della discussione sulla legge urbanistica. e che possono aver portato qualcuno ad esprimersi come ha fatto. Dall’altra in questa legislatura è successo di tutto, ci sono state persone che sono passate da uno schieramento all’altro. Ed era impossibile, in questo condizioni, affrontare il dibattito sulla finanziaria». Non è un addio, piuttosto un arrivederci: «Sono amareggiato, ma non sono deluso dalla politica. Anzi sono più consapevole del grande valore, anche morale, dell’impegno politico. E non lo farò venir meno».

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Un commento

  1. iRS (comunicato)

    Secondo iRS ciò che sta accandendo in queste ore dimostra la definitiva implosione del sistema autonomistico. Crolla in queste ore l’illusione che l’autonomia possa essere l’idea forte che unisce i sardi, crolla l’illusione che basta amministrare bene per ridare dignità ai sardi e alla Sardegna. Ciò che tutti oggi percepiscono è che serve un salto di qualità, ci serve un’idea che ci dia unità,

    forza, speranza. Questa idea è la costruzione della nazione sarda. Per questo, secondo iRS, gli avvenimenti di ieri rafforzano la necessità di una nuova politica di sovranità e indipendenza, una politica che nasca da una nuova presa di coscienza nazionale e da un profondo rinnovamento della classe dirigente sarda. iRS conferma di essere pronta ad affrontare il voto anticipato, presentando fin da subito le linee guida del proprio programma a difesa dei diritti e degli interessi del popolo sardo. iRS rilancia dunque la propria candidatura politica e il suo ruolo di catalizzatore dell’esigenza di cambiamento che percorre la società sarda. Ora più che mai iRS è l’unica alternativa onesta, coerente, decisiva.

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